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IL LIBRO DE KIPLI
Corrado Guzzanti
INTRODUZIONE, NOTE BIOGRAFICHE E ISTRUZIONI PER L'USO
Mettere insieme le poesie di qualcuno ed ordinarle, può e dovrebbe sempre
essere un lavoro veloce, piacevole e creativo. Diventa invece noioso quando per
"ordine" s'intenda un criterio ragionevole; ingrato quando il materiale stesso,
l'insieme delle poesie, non suggerisca spontaneamente al curatore delle scappatoie
veloci, piacevoli e creative. Le poesie de Kipli nella fattispecie sono un "insieme"
molto eterogeneo di forme e scritture diverse, affrontano temi diversi in modo ora
contraddittorio, ora furbescamente ripetitivo. Indubbiamente si possono
individuare: un "periodo romantico" e un "periodo realista", come pure un "periodo
socialista", contrastato poi da un "periodo Craxiano". Ma il biografo resta
sconcertato quando scopre che i quattro periodi coincidono in una sola giornata! A
che vale allora avventurarsi nella ricostruzione della storia psicologica o ideologica
del poeta? Possiamo limitarci ad osservare che "il periodo realista prevale all'ora di
cena"?
Era dunque difficile raggruppare queste poesie. È già uno sforzo
considerarle tali. Dopo aver cercato infruttuosamente di trovare un senso nella
sistemazione cronologica, tentato una divisione per argomenti e secondo il rigore
suggestivo dell'ordine alfabetico, ho dovuto cambiare strada ancora molte volte,
fino a che, il giorno della scadenza e due biglietti per Eurodisney non sono venuti a
liberarmi da tutti quei pregiudizi che ancora oggi, alle soglie del XXI secolo,
affliggono la scienza dell'ordine casuale. Mettere il tutto in una busta e staccare il
telefono è stato, a mio parere, un gesto di civiltà.
Ora il problema è del lettore. Di fronte ad un'opera così caotica potrà
accigliarsi oppure sopravvolare.
Andrà, incredulo, a ricontrollare la copertina, in particolare la quarta (in
fondo a sinistra): potrà collocare idealmente questo volume nella categoria dei
"Libri Usa e getta", non sentendosi per questo in dovere di rispettarne la prescritta
sequenza. Ma ci sarà anche chi, rinunciando ad infierire, saprà interpretare questi
disordinati versi come innocui e spiritosi "esercizi di stile". Con ciò potrà essere
certo di aver fatto fare un notevole esercizio al suo.
Io intanto passo ad altro.
Chi sia Kipli o da dove provenga non sono davvero questioni d'ordine
nazionale, ma un nostro piccolo sondaggio offre risposte interessanti per quanto
variegate: alcuni ci parlano di un ragazzo, spaesato e inerme, ma crudele con i
fenicotteri; altri, di un'assonanza con Kipling, figura di letterato ingiustamente
ridimensionata dopo lo sfortunato incontro con Gigi Marzullo; altri ancora lo
individuano in uno spietato e sinistro boss mafioso, giungendo dunque a dubitare
della sua stessa esistenza; ma chi ha conosciuto Kipli guardando la televisione lo
identificherà invariabilmente in Rokko Smithersons, suo originale divulgatore e
collaudatore. Non è un caso che buona parte delle poesie che leggerete siano scritte
per essere recitate in romanesco o pseudo-romanesco, specialmente quelle che
appartengono al primo e meno fortunato ciclo di Avanzi, la trasmissione che per
prima si è assunta la responsabilità di rivelare al pubblico Kipli o De Kipli (come
invece riporta il prof. Andreucci). Tuttavia il romanesco non è il solo linguaggio di
questo Autore, che fa anzi, preferibilmente, uso di gesti liberi e coloriti slogan
leghisti: ne è stata quindi ridimensionata la presenza in questo libro, limitandola a
quelle poesie che originariamente la imponevano e in cui vi imbatterete qua e là
senza alcuna segnalazione glottologica.
Troverete inoltre, disseminate con la stessa opportuna noncuranza, alcune
"massime" de Kipli appartenenti a quel "periodo ingrato" che il nostro trascorse
esercitando la libera professione di compositore di biglietti per cioccolatini.
All'azienda piaceva il suo stile feroce e dissacrante, ma gli scontri e i gravi
incidenti tra innamorati che ne seguirono in un tragico San Valentino (vedi "Strage
di:"), misero i dirigenti nella stretta necessità di liquidarlo. Fu comunque troppo
tardi; i giovani corpi crivellati dal cacao facevano bella mostra sui quotidiani, e
anche il più illetterato dei terroristi si convinse a provare l'efficacia balistica di
un'arma così a buon mercato; qualcuno suggerì poi di aggiungere stagnola, e il
resto è storia. Solo oggi le forze ONU, grazie a sofisticati rilevatori di nocciolato,
possono smantellarne intere centrali in Medio Oriente, ma per l'aereo di
Cocciolone, come è noto, non c'è stato niente da fare.
È evidente che a fronte di questi gravi fatti non possiamo e non vogliamo
scagionare Kipli, tuttavia le suddette massime sono state anch'esse imbarcate in
questa raccolta, vuoi per semplice esigenza editoriale, essendoci riproposta
un'opera omnia, vuoi per riempire un numero di pagine sufficientemente alto da
renderne credibile la vendita in libreria.
Ma torniamo al contenuto primario di questo libro.
Checché ne dicano gli uomini della sua scorta privata, la struttura delle
poesie de Kipli è di una semplicità disarmante: c'è un testo iniziale per lo più
verboso e faticoso, specie a leggerselo da soli, e un capovolgimento finale che, con
alterna fortuna, salva la prima parte, riuscendo a nobilitarla come preambolo o
premessa. Questi celebri capovolgimenti, spesso esercitati con marcata ambiguità
("Madame Bovary sono io e tu sei Rodolphe Boulanger"), si collocano per lo più a
fondo pagina cosicché, nel rispetto de Kipli e dell'acquirente, sconsigliamo di
leggere l'ultima, o le ultime frasi di una poesia, prima di aver letto la medesima.
Quando voltate pagina puntate quindi sul titolo e scendete lentamente
mettendo a fuoco una riga per volta (Vedi anche: "La lettura lenta - Come farsi una
biblioteca privata con libri presi a prestito").
Per i più volenterosi, nella stessa libreria che espone questo volume, sono
disponibili preziosi righelli segnapagina autografati dall'Autore. Acquistando due
copie potrete averne uno gratis, acquistandone tre ne riempireste inutilmente il
portabagagli (e, tutto sommato, anche la mano funziona benissimo).
Ringraziando il lettore, che ha sopportato questa inevitabile introduzione (e
solidarizzando con tutti gli altri) non posso esimermi dal fare altrettanto con lo
stesso Kipli e salutarlo cordialmente. Da quando, come ogni buon conservatore, si
è dato alla satira, la sua vita è cambiata: viene riconosciuto per strada e invitato nei
salotti televisivi, riaccendendo così le speranze dei suoi creditori. A detta di alcuni
il successo lo avrebbe cambiato; il suo autista smentisce. Ognuno ha diritto alle sue
opinioni, ovviamente, ma io trovo nel Kipli di oggi una persona molto più
equilibrata di quella che conobbi, anni fa, sulla pista di pattinaggio. Oggi è un
uomo più realista, che conosce i propri limiti e sa affrontare rinunce e
compromessi. A fronte di questa straordinaria lucidità, la vecchiaia non lo
spaventa. "Sto perdendo i capelli..." mi confessò una volta, "...ma ricordo
perfettamente dove sono caduti".
Per quanto riguarda Rokko Smithersons avrei voluto avvalermi della sua
collaborazione, ed egli era, anzi, inizialmente impegnato a girare il "primo tempo"
di questo libro. Poi la crisi economica che ha travolto il mondo del cinema lo ha
pesantemente demoralizzato e non vuole più saperne di scendere dal suo yacht.
Analogo rifiuto manifesta per il pop-corn, compreso quello che la madre importa
personalmente dalla Colombia.
Non posso che sopravvolare su di egli e augurare a tutti una buona lettura.
Corrado Guzzanti
LA MUMMA
Aiuto,
mi hanno imbarzamato vivo!
Hanno strappato le mie varie interiora
mettendo strani unguenti.
Ma io sono vivo.
Hanno cavato il mio cervello dar narice
tramite uncinetto,
in grigi e bianchi grammoli di memoria e di sangue,
mettendo strani unguenti.
Ma io sono vivo.
Hanno cosparzo il mio corpo de zorfo
e disseccato la mia pella cor muriatico,
hanno disciolto i genitali cor muriatico,
hanno sbiancato le pupilla cor muriatico,
mettendo strani unguenti tra cui er muriatico.
Ma io sono vivo.
Oggi sò una mumma residente il museo,
i bambini se impressiona: ma che è? una mumma?
io sempre zitto dentro alla scatola,
ma sono vivo!
Lo stesso nun se pò di der custode Arvaro!
UNA DONNA NERA
Ho visto una donna nera partorire per strada,
nessuno l'aiutava,
nessuno muoveva un dito...
Ho visto una donna nera partorire per strada,
e stava lì;
e non si muoveva.
Chiedeva aiuto,
ma nessuno faceva nulla.
Ho dovuto chiamare io l'ambulanza, fosse per loro
l'avrebbero lasciata lì tutta una notte
e magari il giorno dopo
e quell'altro ancora...
Mò lo devo scrive pure in africano:
<PASSO CARRABILE>.
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