Il Corriere della Sera - 12.08.2009.pdf

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MERCOLEDÌ 12 AGOSTO 2009 ANNO 134 - N. 190
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Domanda record: la risalita dei Bot
Le inchieste di Maigret
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«Il cane giallo»
Si spende più della media europea
di Gabriele Dossena
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6,99 euro
di Giancarlo Radice apagina28
più il prezzo del quotidiano
SuuKyi condannata. Ilmondo: liberatela
Il presidente e le proteste
E in Cecenia ancora sangue: una leader per i diritti umani uccisa con il marito
O BAMA S CENDE
NELL’ A RENA
DELLA S ANITA’
L’ I MPUNITA’ DEI R EGIMI
Ferrari, esordirà il collaudatore Badoer
Arresti domiciliari per 18 mesi: è la con-
danna inflitta ad Aung San Suu Kyi, stori-
ca oppositrice dei militari birmani, per
aver ricevuto la visita di un mormone ame-
ricano. Reazioni dure di Usa, Ue e Onu.
di MASSIMO GAGGI
di PIERLUIGI BATTISTA
stano il mondo mo-
strano con sfronta-
tezza il loro volto
più feroce. Sembrano esser-
si liberate di ogni velo di pu-
dore. La loro crudeltà, anzi-
ché essere nascosta e mime-
tizzata, viene esibita come
segno di forza e di invulne-
rabilità. È una sfida, una spe-
ricolata scommessa che ha
per posta la certezza dei cri-
mini impuniti.
Al termine di un proces-
so-farsa, la giunta militare
birmana condanna a un an-
no e mezzo di arresti domi-
ciliari San Suu Kyi e, come
inebriata dai propri eccessi
tirannici, punisce con sette
anni di lavori forzati l’ameri-
cano che aveva osato incon-
trare il premio Nobel. Nella
periferia di Grozny vengono
ritrovati i cadaveri di due at-
tivisti impegnati nella dife-
sa dei diritti civili: le ultime
vittime, dopo Anna Politko-
vskaya e Nataliya Estemiro-
va, della catena di omicidi
che ha colpito chiunque ab-
bia denunciato gli orrori del-
la repressione russa in Cece-
nia. A Teheran i guardiani
di Ahmadinejad allestisco-
no via tv lo spettacolo racca-
pricciante di tribunali di re-
gime in cui gli imputati, do-
po essere stati torturati, so-
no costretti a confessare cri-
mini mai commessi. Copia
conforme dei processi stali-
niani degli anni Trenta, con
il dettaglio dei pasdaran sca-
tenati che incitano alla mor-
te dei dissidenti e — secon-
do la denuncia degli opposi-
tori — non esitano a recla-
mare lo stupro come arma
per strappare delazioni alle
vittime.
È come se i dittatori voles-
sero proclamare la loro im-
perturbabile indifferenza ai
timidi balbettii di protesta
delle cancellerie occidenta-
li. Sanno di muoversi senza
rischiare un’azione di con-
trasto o di contenimento.
Sanno che le sanzioni saran-
no rituali, dominate dall’im-
potenza, velleitarie, magni-
loquenti ma inutili. Sanno
che l’economia fa premio
sul principio della difesa in-
transigente dei diritti violati
nel mondo. Sanno che un
tribunale internazionale
che spicca un mandato di
cattura per il presidente su-
danese Omar Hassan el
Bashir, per poi vedere bef-
fardamente disattese le sue
indicazioni, diventa un mo-
numento di ipocrisia, e un
lasciapassare per tutti i ditta-
tori che vogliono esibire i lo-
ro lugubri trofei contando
su una certa impunità. La
spettacolarizzazione della
crudeltà di regime offre un
esempio contagioso per
chiunque aspiri a un posto
in vista nel frequentatissi-
mo club delle dittature. In
questo clima il venezuelano
Chávez può minacciare l’in-
troduzione del «reato me-
diatico» nel suo ordinamen-
to. La Cina può incrementa-
re il ritmo delle sue esecu-
zioni capitali a dispetto del-
l’attenzione del mondo. E,
come accade in questi gior-
ni, lo Yemen può emulare
l’esempio degli amici irania-
ni, soffocando nel sangue
di decine di vittime le ulti-
me proteste.
La comunità internaziona-
le, dopo aver criticato per an-
ni l’unilateralismo america-
no e la sua retorica del-
l’«esportazione della demo-
crazia», si scopre impotente
e priva di un’alternativa cre-
dibile. Ed è questa impoten-
za che aizza i dittatori e li in-
duce a ostentare la crudeltà
come simbolo di forza. L’im-
potenza delle democrazie in-
tensifica la prepotenza delle
dittature: è un circolo vizio-
so quasi impossibile da spez-
zare. Ma è l’appuntamento
che il presidente Obama e le
democrazie europee non
possono più mancare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cecenia. In Cecenia ritrovati uccisi i due
attivisti di una Ong per i diritti umani rapi-
ti lunedì, secondo un copione già visto
con Nataliya Estemirova e con Anna Polit-
kovskaja.
PAGINE 2e3 Del Corona, Dragosei, Olimpio
Quelle donne sole
che non si arrendono
spegnere l'incendio che divampa
in America sul caso-sanità. Le
manifestazioni talvolta sono sobillate
da gruppi economici o dai repubblicani.
Dai sondaggi però emerge che spesso
l'ostilità nasce da una genuina
preoccupazione dei cittadini, timorosi
di essere chiamati a pagare i costi della
riforma. Obama dice che non farà
marcia indietro. Ma la strada è in salita.
A PAGINA 5
di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
le donne a lottare, fino a sacrificare
la vita, per i diritti umani e la libertà. Le
loro sono le storie di un nuovo eroismo,
solitario e senza codici.
A PAGINA 12
Berlusconi: ora basta
la privacy va cambiata
Schumacher non torna in pista
«Ho troppo dolore al collo»
Paparazzi querelati, fotografie se-
questrate, Silvio Berlusconi furi-
bondo per «l’ennesima violazione
della privacy». È il risultato dell’ul-
tima incursione di tre fotografi che
lunedì sera hanno scattato immagi-
ni del premier a Villa Certosa, in
Sardegna, poco prima della festa
per il compleanno della figlia Mari-
na. Per Berlusconi quello della pri-
vacy è «un tema sempre più urgen-
te che dobbiamo risolvere».
A PAGINA 6 Caccia e Cavalli
La fabbrica di Milano
Innse, intesa nella notte
Gli operai lasciano la gru
Giannelli
di PAOLA D’AMICO e RITA QUERZÉ
Giustizia e politica
Dietrofront di Michael
Schumacher: «Non
torno sulla Ferrari in
F1. Troppo forti i dolori
al collo». Al posto di
Massa, Badoer (tondo) .
ALLE PAGINE 36 E 37
Ravelli, Vanetti
Grasso: vogliono
controllare
i magistrati
Accordo nella notte per la Innse, la fabbrica
occupata di Milano. Lavoratori in festa (foto) .
Gli operai che da una settimana per protesta
erano su una gru sono scesi.
A PAGINA 11 Martirano
A PAGINA 20
Scuola, il Sud sbaglia
a gridare al complotto
Il Tar: prof di religione
esclusi dagli scrutini
di GIAN ANTONIO STELLA
di PAOLO FOSCHI
Gabriele, ha capito perché la scuola meridionale
esce a pezzi dalle statistiche: «E’ ’n'aggressione
mediatica». Come a dire: piove, Nord ladro! Lancia
dunque un appello a Vasco Errani, presidente della
Conferenza Stato-Regioni, perché «chieda
formalmente all'Invalsi di verificare con serietà i dati
prima di lanciare notizie pericolose e fuorvianti».
Insomma, basta coi numeri fastidiosi. L’irritazione
della classe dirigente del Sud è scontata. Nelle ultime
settimane sono grandinate sulla «sua» scuola accuse di
ogni tipo. Prima la delibera del consiglio provinciale di
Vicenza contro la gestione dei concorsi per presidi.
CONTINUA A PAGINA 12, A PAGINA 9 Benedetti
aggiuntivi concessi a chi segue le lezioni di
religione sono illegittimi: vengono discriminati gli
alunni che professano altri credi. E i docenti di
religione, non avendo diritto a concorrere con il
proprio insegnamento alla formazione del voto
finale, non possono partecipare a pieno titolo agli
scrutini. Il tribunale ha accolto due ricorsi che
chiedevano l’annullamento delle ordinanze
ministeriali emanate dall’allora ministro Fioroni per
gli esami di Stato del 2007 e 2008. L’ex ministro: «Ho
solo applicato leggi esistenti». Maurizio Gasparri,
presidente dei senatori del Pdl: «Sentenza bizzarra».
A PAGINA 8 Bartoloni
In Birmania altri 18 mesi di arresti domiciliari al Nobel per la pace. La reazione di Ue, Onu e Stati Uniti
L e dittature che infe-
O bama è tornato dal Messico per
I n Birmania, in Cecenia, in Iran. Sono
Villa Certosa L’ira del premier contro i fotografi
L’ assessore all'Istruzione campano, Corrado
I l Tar del Lazio ha stabilito che i crediti scolastici
136644381.051.png 136644381.062.png 136644381.073.png 136644381.084.png 136644381.001.png 136644381.002.png 136644381.003.png 136644381.004.png 136644381.005.png 136644381.006.png 136644381.007.png 136644381.008.png 136644381.009.png 136644381.010.png 136644381.011.png 136644381.012.png 136644381.013.png 136644381.014.png 136644381.015.png 136644381.016.png 136644381.017.png 136644381.018.png 136644381.019.png 136644381.020.png 136644381.021.png 136644381.022.png 136644381.023.png 136644381.024.png 136644381.025.png 136644381.026.png 136644381.027.png 136644381.028.png 136644381.029.png 136644381.030.png 136644381.031.png 136644381.032.png 136644381.033.png
2 Primo Piano
Mercoledì 12 Agosto 2009 Corriere della Sera
Diritti umani violati
Prigioniera Aung San Suu
Kyi, 64 anni (14 agli arresti),
Nobel per la pace ’91
«Mi batterò per i birmani»
L’Onu: liberatela. L’Ue: nuove sanzioni contro il regime
Casa A sinistra, la villa di famiglia a
Rangoon dove vive Suu Kyi. Sotto,
un biglietto all’ambasciata birmana a
Londra, chiusa per timore di proteste
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Che, in un’ora e mezzo, è sta-
ta modulata come un copio-
ne teatrale. Aung San Suu Kyi
temeva 5 anni in cella, ne ha
ricevuti 3. Dopo la lettura del
dispositivo, è intervenuto in
aula il ministro dell’Interno,
Muang Oo, leggendo un docu-
mento di Than Shwe che ridu-
ceva della metà la condanna,
ai domiciliari, «perché è fi-
glia di Aung San», padre del-
l’indipendenza dalla Gran
Bretagna. Non sfugge agli op-
positori in esilio «questa novi-
tà»: dalla Norvegia spiega al
Corriere Khin Maung Win —
numero due della radio De-
mocratic Voice of Burma —
che «i generali dicono di non
curarsi di quel che dice il
mondo, e invece stavolta han-
no calibrato il messaggio, spe-
rando di apparire concilianti.
Né vogliono indispettire gli
amici cinesi, indiani e thailan-
desi. Ma è uno schiaffo al se-
gretario Onu: Ban Ki-moon
chiedeva di liberare i prigio-
nieri politici e loro replicano
con nuove condanne» (e in-
fatti un Ban «deluso» chiede
il «rilascio immediato» della
prigioniera).
Con Suu Kyi condividono
il verdetto le due collaboratri-
ci. A Yettaw, invece, 7 anni
per tre diversi reati (compre-
so il divieto di balneazione):
lavori forzati, nonostante il
diabete e gli attacchi epiletti-
ci. Il segretario di Stato Usa
Hillary Clinton ha dichiarato
che «non doveva essere nean-
che processata», reazioni du-
rissime dai leader europei
(Brown, Sarkozy), mentre la
Ue tutta annuncia l’inaspri-
mento delle sanzioni. L’oppo-
sizione invoca soprattutto
«un embargo sulle armi» e in-
tanto i suoi decani e le nuove
leve fanno il punto in un ver-
tice a Giakarta. Si tratta di de-
cidere se fare qualche passo
verso la giunta, per non estra-
niarsi completamente da una
società in cui già ora spesso i
giovanissimi non conoscono
Suu Kyi, che ha trascorso agli
arresti 14 degli ultimi 20 an-
ni. E dopo la linea dura bu-
shiana, l’amministrazione
Obama sta tentando un ap-
proccio più morbido, nel
weekend il senatore democra-
tico Jim Webb arriverà per
un’ostica missione. Suu Kyi,
a un diplomatico presente ie-
ri in aula, ha sussurrato:
«Non vedo l’ora di poter lavo-
rare con voi per il bene del
mio Paese…». In vista della
detenzione pare abbia chie-
sto di metterle da parte una
biografia di Churchill, testi
buddhisti, di storia francese e
romanzi di Le Carré. Le servi-
ranno tutti.
Marco Del Corona
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PECHINO — I presagi era-
no pessimi. Lunedì testimoni
avevano visto rimuovere da
University Avenue i cavalli di
Frisia intorno alla casa di
Aung San Suu Kyi nell’ex capi-
tale birmana Yangon (Rango-
on). Segno che la donna pre-
mio Nobel non avrebbe fatto
ritorno nella villa délabrée
ma sarebbe restata nel carce-
re di Insein. Invece la senten-
za di ieri le ha risparmiato al-
meno il carcere: 18 mesi di de-
tenzione ai domiciliari. L’ac-
cusa che ha portato a quest’ul-
tima sentenza nasce dalla
nuotata notturna di un fer-
vente mormone americano,
John Yettaw, che il 3 maggio
raggiunse la villa di Suu Kyi
attraverso il lago su cui si af-
faccia. Venne nutrito, non ac-
colto in casa, e due giorni do-
po fu sorpreso dalla polizia
mentre tornava indietro. Que-
sta la colpa di Suu Kyi.
Presagi pessimi ma verdet-
to apparentemente mite. Ap-
parentemente. Perché i 18
mesi bastano a impedirle
ogni ruolo nelle elezioni pro-
clamate dalla giunta nel
2010. Il voto, le cui regole tu-
teleranno il ruolo chiave del-
le forze armate, viene inter-
pretato da democratici, esuli
e molti osservatori come un
escamotage per fornire alla
dittatura una qualche forma
di legittimità.
Dell’attenzione del genera-
lissimo Than Shwe all’imma-
gine è figlia l’udienza di ieri.
Retroscena Due transfughi rivelano: costruito con l’aiuto della Nord Corea
Un impianto nucleare segreto
in un bunker vicino a Rangoon
militare. Poche settimane fa,
unità della Marina Usa hanno
seguito le mosse di un mercan-
tile coreano diretto proprio in
Birmania. C’era il sospetto che
stesse trasportando tecnologia
proibita o pezzi per missili ter-
ra-terra. Il cargo, dopo aver ese-
guito manovre evasive e cambi
di rotta, è improvvisamente tor-
nato nella Corea del Nord. For-
se il regime ha voluto fare un
test per sondare le reazioni sta-
tunitensi. Oppure ha cercato di
evitare una situazione delicata
in quanto l’ultima risoluzione
Onu permette — entro certi li-
miti — la possibilità di fermare
navi nord coreane per accertare
che non contrabbandino armi.
A Washington è molto forte
l’attenzione per le iniziative di
Pyongyang. Alla fine di luglio il
segretario di Stato Hillary Clin-
ton, durante un vertice in Asia,
non ha esitato a denunciare in
pubblico il rischio che la Corea
possa aiutare i birmani a svilup-
pare un programma atomico.
Guido Olimpio
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il segreto della giunta birma-
na è un impianto per le ricer-
che nucleari. Due ufficiali scap-
pati dal Paese hanno rivelato
che militari e tecnici lo stanno
realizzando all’interno di un gi-
gantesco bunker a Naung
Laing, 600 chilometri a nord di
Rangoon. Sempre secondo i
transfughi i birmani avrebbero
l’assistenza di un teamdi scien-
ziati della Corea del Nord arriva-
ti da mesi nel Paese. Una pre-
senza che segue un accordo
concluso nel 2000 tra i due regi-
mi.
Pochi giorni fa è poi compar-
sa sui siti Internet una foto sa-
tellitare ripresa da Google Ear-
th: alcuni osservatori hanno
ipotizzato che potrebbe trattar-
si di uno degli impianti legati al
programma atomico. Ma, nelle
ultime ore, esperti occidentali
lo hanno escluso, pur confer-
mando i rapporti strategici tra
Pyongyang e Rangoon.
I coreani del nord — sosten-
gono fonti di intelligence —
hanno contribuito alla realizza-
zione di una rete di rifugi sotter-
ranei che potrebbero ospitare i
gerarchi birmani in casi di
emergenza. Inoltre sarebbe mol-
to forte lo scambio di materiale
Il doppio verdetto
L’allerta Usa
La sentenza a tre anni di
lavori forzati subito ridotta
a 18 mesi di domiciliari:
così non potrà avere un
ruolo nelle elezioni 2010
Dall’alto
Alla fine di luglio Hillary
Clinton ha denunciato
il rischio che Pyongyang
possa aiutare i birmani
a sviluppare l’atomica
Una foto satellitare ripresa da
Google Earth: per alcuni
osservatori è un impianto legato
a programmi nucleari birmani
Condannata Suu Kyi
136644381.034.png 136644381.035.png 136644381.036.png 136644381.037.png 136644381.038.png 136644381.039.png 136644381.040.png 136644381.041.png 136644381.042.png
Corriere della Sera Mercoledì 12 Agosto 2009
Primo Piano
3
Giornalista
eliminato
Un giornalista è stato ucciso ieri nel Dagestan, repubblica del Caucaso russo al confine
con la Cecenia. Malik Akhmedilov lavorava per il periodico Khakikat, che significa verità
Cecenia, uccisi i due attivisti rapiti
Zarema Sadulayeva lavorava per «Salviamo la generazione»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
me quella avvenuta ieri in
un’altra repubblica caucasica,
il Dagestan dove la violenza ce-
cena sta tracimando sempre di
più. A essere eliminato con un
colpo di pistola alla testa è sta-
to un giovane giornalista, Ma-
lik Akhmedilov, che lavorava
per un periodico in lingua ava-
ra, quella parlata da una popo-
lazione locale. Il giornale si
chiama Khakikat che tradotto
vuol dire verità, proprio come
la vecchia Pravda di Lenin. Evi-
dentemente Malik aveva scrit-
to troppo e su argomenti peri-
colosi.
In Cecenia e in tutto il Cau-
caso oggi chiunque si occupi
di diritti umani o tenti di sma-
scherare delitti e soprusi è a ri-
schio. Memorial ha sospeso
dal 18 luglio la sua attività. Le
altre organizzazioni stanno de-
cidendo cosa fare. Da tempo
non c’è quasi più nessun
«espatriato» e anche i russi so-
no pochi. Il lavoro viene svol-
to unicamente da residenti lo-
cali. Molti degli amici delle vit-
time e degli esponenti delle Or-
ganizzazioni non governative
(Ong) puntano il dito contro il
mine disumano», parla esplici-
tamente di qualcuno che vuo-
le «destabilizzare la Cecenia».
Forse è vero che il presiden-
te sta perdendo il controllo del-
la situazione e che gli altri lea-
der che avevano accettato il
suo potere adesso ricomincia-
no ad alzare la testa. E colpisco-
no dove sanno che possono
far male anche a Kadyrov.
Ma gli ultimi omicidi pongo-
no anche interrogativi ancora
più inquietanti, visto che an-
che questa volta il presidente
Dmitrij Medvedev si è espres-
so con grande vigore, chieden-
do alla procura, al ministero
dell’Interno e ai servizi segreti
di trovare i colpevoli. Il quindi-
ci luglio si era detto convinto
del fatto che l’attività della
Estemirova fosse la causa del-
la sua uccisione. Ma da allora
assolutamente nulla è emerso
sugli assassini. E i killer sono
nuovamente all’opera. C’è for-
se qualcuno in Russia che vuo-
le mettere in difficoltà Medve-
dev o fermare una sua possibi-
le «deriva» democratica?
Fabrizio Dragosei
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MOSCA— Sono stati giusti-
ziati subito dopo esser stati ra-
piti, esattamente come era av-
venuto un mese fa a Nataliya
Estemirova che lavorava per
l’organizzazione umanitaria
Memorial. Lunedì sapevamo
solamente che Zarema Sadu-
layeva e il marito Alik Zhabrai-
lov erano stati prelevati da cin-
que uomini armati nella sede
dell’organizzazione «Salviamo
la generazione» che aiuta i gio-
vani ceceni e non svolge alcu-
na attività politica.
Tre uomini con l’uniforme
nera (quella usata anche dalle
truppe speciali) e due in bor-
ghese li avevano caricati su
una Zhigulì. Poi uno di loro
era tornato per portare via il
cellulare di Zarema e l’auto del-
la coppia. Ed è proprio dentro
il cofano di questa vettura,
un’altra Zhigulì, che ieri sono
stati ritrovati i corpi. Un’esecu-
zione, come quella della Este-
mirova, come quella di Anna
Politkovskaya freddata tre an-
ni fa sotto casa a Mosca. E co-
Vittime Zarema Sadulayeva e, sotto, il marito Alik Zhabrailov (Epa)
presidente filo russo Kadyrov
che in questi ultimi anni ha fat-
to il bello e il cattivo tempo in
Cecenia. Usando le sue squa-
dracce e con un mandato pie-
no di Mosca, Kadyrov è però
anche riuscito a ristabilire la
pace; a riportare la repubblica
a una vita quasi normale. E al-
lora c’è anche il sospetto che
ci siano gruppi che tentino di
modificare questa situazione.
Lo stesso Kadyrov, che ha ov-
viamente condannato il «cri-
Processi agli stranieri
Il dissidente Sergej Kovalyov
Francesi in Iran,
libera Nazak Afshar
Resta in carcere Clotilde
«In Russia non esistono poteri buoni
Putin e Medvedev si dividono i ruoli»
no o dirigenti dello Stato. Le vittime
sono sempre persone che non sono
d’accordo con la sua politica. Perché
presidente? Perché i banditi le vo-
gliono così bene?».
E che è successo?
«Ho avuto una visita del poliziot-
to di quartiere al quale il ministero
aveva detto di rispondermi... Ma c’è
un caso che dimostra come in Rus-
sia esista ufficialmente il terrorismo
di Stato. È l’uccisione del ceceno Yan-
darbiyev in Qatar. I colpevoli sono
stati estradati nel nostro Paese. Ma
credete che si trovino in qualche pri-
gione? Vi giuro che invece li trovere-
te nell’elenco delle persone che il
presidente deve decorare».
A Medvedev tutto questo va be-
ne?
«E la guerra in Georgia gli va be-
ne? E chi è che proprio oggi (ieri,
ndr ) ha minacciato l’Ucraina e ha
detto che non vuole mandare l’amba-
sciatore finché Kiev non cambia regi-
stro? Forse, semplicemente, Putin e
Medvedev sono le due teste del-
l’aquila simbolo della Russia».
F.Dr.
TEHERAN — È stata scarcerata Nazak Afshar, una delle
due cittadine francesi sotto processo per spionaggio in Iran.
Secondo quanto reso noto dall’Eliseo, Nazak, franco-iraniana
che lavora nella sezione culturale dell’ambasciata di Parigi
a Teheran, resta incriminata: con
l’insegnante di francese Clotilde Reiss,
la donna è accusata di aver preso parte a un
complotto dell’Occidente per destabilizzare
il governo iraniano. Parigi ha definito
le accuse prive di fondamento e il presidente
Sarkozy ha chiesto che sia liberata anche
la Reiss. Ieri l’ambasciatore iraniano in
Francia ha detto che Teheran aveva offerto
a Clotilde di soggiornare nell’ambasciata
francese durante il processo a determinate
condizioni, senza però ottenere risposta da
Parigi. Il ministero degli Esteri francese nega
di essere stato contattato. L’Iran sta
conducendo processi di massa in seguito alle proteste contro
le elezioni presidenziali del 12 giugno. Sempre ieri Teheran
ha notificato agli Stati Uniti l’arresto di tre turisti americani
fermati nei giorni scorsi al confine con l’Iraq.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
niere, soprattutto l’America. I mem-
bri della squadra sono quasi tutti ex
Kgb. Ma nessuno di loro ha chiesto
scusa perché da giovane non capiva
di far parte di una organizzazione
colpevole di milioni di omicidi».
E gli omicidi di questi giorni?
«Sono il seguito di quanto avvie-
ne nel Paese dagli anni Novanta. Ga-
lina Starovojtova e gli altri. Più re-
centemente Anna Politkovskaya, Sta-
nislav Markelov, poi Nataliya Estemi-
rova, adesso è la volta di Zarema Sa-
dulayeva e Alik Zhabrailov. È stato
aggredito Lev Ponomaryov, mentre
io continuo a ricevere telefonate di
minacce. In Internet ci sono indiriz-
zi, numeri di telefono e foto delle
persone da considerare nemici.
Un’attivista dei diritti umani, Svetla-
na Gannushkina, si è rivolta alla ma-
gistratura contro questa lista di per-
sone da eliminare. Le hanno rispo-
sto che non ci sono sufficienti ele-
menti per aprire un caso criminale.
E chi autorizza tutto questo? Chi, co-
me minimo, gira la testa dall’altra
parte? Andiamo, non scherziamo».
So che lei ha scritto una lettera a
Medvedev.
«Sì, dopo l’aggressione a Pono-
maryov. Gli chiedevo perché le per-
sone attaccate o uccise dai banditi
non sono mai del partito del Cremli-
Nazak Afshar
MOSCA — Sergej Kovalyov, il dis-
sidente che conobbe le carceri sovie-
tiche e che oggi è una delle più in-
fluenti coscienze critiche della Rus-
sia non crede che esistano un potere
«buono» e un potere «cattivo». «Pu-
tin e Medvedev si dividono semplice-
mente i ruoli. Per essere più preciso
direi che esiste una squadra, anzi
una banda all’interno della quale
uno deve fare il duro e l’altro il mor-
bido».
E non lo fanno per i russi.
«Certo che no, lo fanno per voi oc-
cidentali, per dare a qualche gover-
nante ipocrita la possibilità di dire
che esiste anche un potere buono
nel Paese. Da noi invece si picchia so-
lo su un tasto e tutti quelli che osano
criticare vengono identificati come
nemici, al soldo delle potenze stra-
Chi osa criticare
è identificato
come nemico
al soldo delle
potenze straniere
Clotilde Reiss
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FOR VERY
ACTIVE PEOPLE
NET SYSTEM
LA SUOLA IN RETE SUPER TRASPIRANTE
LIBERA L’ ENERGIA DEI TUOI PIEDI
Dopo il sequestro Un mese fa l’assassinio della Estemirova, erede di Anna Politkovskaya
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Mercoledì 12 Agosto 2009 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Mercoledì 12 Agosto 2009
Primo Piano
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#
La riforma di Obama
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Gli americani sono troppo spesso ostaggi delle compagnie di assicurazione.
Credo che questo sia sbagliato, avremo la riforma nel 2009 Barack Obama, presidente Usa
Lo scontro
Il capo della Casa Bianca interviene a un dibattito cittadino: «Il debito rischia di andare fuori controllo, non possiamo non intervenire»
Favorevoli
Obama tra la folla
accorsa per l’incontro
a Portsmouth, in New
Hampshire (Ap/Alex
Brandon) . I suoi
sostenitori (a destra,
Ap /Jim Cole) hanno
accolto con il famoso
«Yes We Can»
l’esortazione del
presidente a
mobilitarsi per la sanità
Contrari
A sinistra, oppositori
protestano contro
la riforma sanitaria
proposta dal
presidente Obama,
in queste settimane
all’esame del
Congresso. Sventolano
cartelli polemici che
recitano: «La mia
assicurazione?»
e «Lavoriamo per il
deficit» (Epa/ Gunther)
La nuova Sanità divide l’America
La proposta
tatori dell’ala repubblicana più radica-
le, come il conduttore radiofonico Ru-
sh Limbaugh: uno che, senza farsi
troppi problemi, paragona la riforma
alle politiche naziste del Terzo Reich
e Obama a Hitler.
Ieri il presidente è corso ai ripari
minimizzando le contestazioni e ne-
gando che legalizzazione dell’eutana-
sia e razionamento delle cure medi-
che, due argomenti usati dalla propa-
ganda conservatrice, abbiano qualco-
sa a che vedere con il suo piano. Ma,
soprattutto, Obama ha ribadito che
una riforma è comunque ineludibile,
il mantenimento dello «status quo» è
ormai impensabile: «Ogni giorno
14mila americani perdono la loro co-
pertura sanitaria, il costo delle poliz-
ze continua a crescere a una velocità
tre volte superiore alla dinamica dei
salari, il debito pubblico rischia di an-
dare fuori controllo, il programma
Medicare andrà in rosso: non si può
continuare così, bisogna interveni-
re».
Ma la strada, adesso, è tutta in sali-
ta: in questo clima esasperato fare ac-
cordi è diventato molto più difficile.
Obama spera di riportare tutti alla ra-
gione, promette che i guerriglieri anti-
riforma non la spunteranno. Ma, no-
nostante il massiccio sforzo mediati-
co e la missione di «evangelizzazione
sanitaria» affidata ai milioni di volon-
tari che lo hanno sostenuto durante
la campagna elettorale, il presidente
fa sempre più fatica a convincere i cit-
tadini che riuscirà a mantenere un ele-
vato standard di servizi sanitari,
estendendolo a tutti, senza aumenta-
re le tasse.
E Obama affronta i contestatori
Il testo
La riforma della sanità
proposta
dall’amministrazione
Obama prevede
l’allargamento della
previdenza a 46 milioni
di cittadini americani
attualmente sprovvisti
di assicurazione,
che potrebbero
scegliere in base
alle proprie esigenze
un piano di copertura
tra una serie di opzioni
pubbliche e private.
La riforma dovrebbe
costare circa 950
miliardi di dollari
su un periodo di dieci
anni: due terzi dei costi
dovrebbero essere
coperti razionalizzando
l’impiego delle entrate
fiscali, il resto con
nuove tasse per le
fasce di reddito più alte
Il dibattito
Il progetto di legge
è all’esame del
Congresso: è contestato
dall’opposizione
repubblicana
e guardato con sospetto
dall’ala moderata
del partito democratico
Due schieramenti in piazza. Gli antiriforma aggrediscono il senatore Specter
DAL NOSTRO INVIATO
te la prima seria occasione per rialza-
re la testa, riconquistando l’attenzio-
ne degli elettori. Ma dai sondaggi
emerge che spesso l’ostilità nei con-
fronti della riforma nasce da una ge-
nuina preoccupazione dei cittadini:
soprattutto gli anziani, timorosi che
il costo dell’estensione della tutela sa-
nitaria ai 46 milioni di americani che
ora ne sono privi possa essere pagato
proprio da loro, con una riduzione
dei servizi offerti dal Medicare, la mu-
tua pubblica per chi ha più di 65 anni.
Ieri le scene più drammatiche sono
venute dalla Pennsylvania e dal Mis-
souri dove due senatori democratici
—Arlen Specter e Claire McCaskill —
sono stati contestati con estrema du-
rezza: folle che non solo hanno grida-
to la loro opposizione alla riforma ma
hanno attaccato i parlamentari, met-
tendo in dubbio la loro buona fede.
La sorte peggiore è toccata al 79enne
Specter, uno dei parlamentari Usa più
anziani e rispettati, costretto ad ascol-
tare, impietrito, le proteste e anche
gli insulti di cittadini che gli agitava-
no i pugni sotto il naso. Tra le ovazio-
ni del pubblico, uno lo ha accusato di
non rispettare la Costituzione, un al-
tro se l’è presa con gli immigrati, so-
stenendo che non dovrebbero essere
curati a spese dello Stato, un terzo si
è messo a urlare «questa riforma è
complicata come un romanzo russo».
Gli analisti politici dicono di non
aver mai visto nulla di simile in Ame-
rica, dove il dibattito politico può es-
sere anche molto acceso, ma in gene-
re rimane nei binari del confronto ci-
vile. Che la pausa di agosto forse un
momento delicato—visto il malesse-
re diffuso per il protrarsi della reces-
sione, la frustrazione per l’esplosione
del debito pubblico, la paura di perde-
re una parte delle tutele sanitarie —
era ben noto ai democratici e allo stes-
so Obama. Che, portando tutte le par-
ti interessate attorno al tavolo nego-
ziale, probabilmente si era illuso di
aver quantomeno evitato una mobili-
tazione delle organizzazioni economi-
che della sanità (assicurazioni, indu-
strie farmaceutiche, ospedali) contro
la riforma. Invece, come nel ’93, ai
tempi della mancata riforma Clinton,
le tv si stanno riempiendo di spot con-
trari alla riforma. E poi ci sono gli agi-
NEW YORK—Un Obama in versio-
ne pompiere, torna precipitosamente
dal suo viaggio il Messico per spegne-
re l’incendio che divampa da un capo
all’altro dell’America sul caso-sanità.
A Portsmouth, nello Stato «amico»
del NewHampshire, il presidente sfo-
dera tutta la sua oratoria per convin-
cere i 1800 cittadini che partecipano
al town hall meeting della bontà della
riforma all’esame del Congresso. Il
pubblico applaude, le domande criti-
che sono comunque molto garbate, i
contestatori restano fuori dalla porta.
Ma non basta il ritorno sulla scena
del presidente per calmare gli animi:
la sospensione dei lavori parlamenta-
ri per le vacanze estive si sta trasfor-
mando, per deputati e senatori repub-
blicani, in una vera e propria corrida:
nei loro collegi trovano elettori preoc-
cupati e contestatori inferociti. Mani-
festazioni spesso sobillate dai gruppi
economici che prosperano grazie al-
l’attuale sistema sanitario o dagli stes-
si repubblicani che, privi di una politi-
ca e di un leader, vedono nelle diffi-
coltà di Obama sulla questione-salu-
Casa Bianca
«Ritirate i poster su Sasha e Malia»
«Le figlie di Obama godono di pasti salutari a
scuola. Perché io no?». Il messaggio, accanto a
una bambina di 8 anni (la stessa età della
secondogenita di Barack, Sasha), campeggia a
Washington, diffuso da un gruppo non profit.
L’organizzazione dice che due consiglieri della
Casa Bianca hanno chiesto il ritiro dei poster
ma che, per ora, il gruppo ha risposto di no.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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