Il fatto - 04.10.2009.pdf

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ilfatto
Il direttore del Tg1 ha dato una lezione di giornalismo a
tutti i giornalisti che danno le notizie che lui non dà.
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SANGUE E CEMENTO
w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t
SANGUE E CEMENTO
EDITORI RIUNITI
EDITORI RIUNITI
Domenica 4 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 11
Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
NAPOLITANO FIRMA LO SCUDO
DIVERSAMENTE
CONCORDI
Il presidente:”Tanto lo avrebbero ripresentato”
ferro”, tuona Antonello Soro,
capogruppo dell’Armata Brancaleone
che si fa chiamare Pd. Il pugno
dovrebbe darselo da solo, visto che il compito di un
capogruppo è quello di tenere unito il gruppo. Ma
l’altro giorno il gruppo non c’era, salvando Al
Tappone e il suo scudo salvamafia (prontamente
firmato da Giorgio Ponzio Pelato alla velocità della
luce). Delle due l’una: a) Soro si dimette per palese
inadeguatezza; b) quella sullo scudo salvamafia era
considerata una votazione fra le tante. Ma Soro non
si dimette, anzi definisce “fisiologico” il tasso di
assenteismo dell’altro giorno e se la prende con un
tal Gaglioni che è un po’ come Pasquale Zambuto di
“Alto gradimento”: non conta nulla. Ecco, tutta
colpa di Zambuto. Dunque non resta che l’opzione
B. A meno che lo facciano apposta. Come dice
Gianni Vattimo, “o lo fanno gratis e sono coglioni, o
lo fanno a pagamento e sono mascalzoni”. E non si
sa cosa sia peggio. Se l’altro giorno, anziché
accampare scuse da Asilo Mariuccia (“e morta mia
zia”) o certificati medici alla Totò (“quest’anno c’è
stata una grande morìa delle vacche, come voi ben
sapete”), se ne fosse alzato uno a dire: “non potevo
votare perché stavo esportando capitali all’estero”,
avrebbe almeno meritato una stretta di mano per la
sincerità. Invece si son dati tutti malati, vista
l’improvvisa pandemia che ha colpito le truppe
dacchè si vota lo scudo.
Malata la Marianna Madia, così giovane e già così
cagionevole. Argentin dal medico, come pure
Misiti (Idv): devono avere lo stesso dottore, che
riceve solo quando si vota lo scudo. Carra bloccato
da un intervento al rene, ma per fortuna l’illustre
infermo s’è prontamente ripreso, riuscendo
addirittura ad aggiornare il suo blog per farcelo
sapere. Fioroni, segnalato contemporaneamente a
un convegno a Torino e presso il medico a Roma, è
ubiquo. Esclusi gl’impegni parlamentari. Secondo
La Stampa, “da febbraio deve evitare di stare troppo
seduto”: l’idea di dimettersi per curarsi, evitando
effetti collaterali sulla collettività, non lo sfiora. Un
altro stava benissimo, ma faceva la badante al
fratello. La Binetti concionava alla festa per i 150
anni della Croce Rossa, ricorrenza che càpita una
volta sola: “sono professoressa di medicina - spiega
lei – non potevo mancare”, ma è “dispiaciutissima”.
La Melandri è “in missione a Madrid per conto del
Pd” con tal Pistelli: forse imparano dagli spagnoli
come si fa l’opposizione. E’ della comitiva pure la
Lanzillotta, non si sa se per conto di Dio (come i
Blues Brothers) o di se stessa, comunque molto
impegnata a sparacchiare su Annozero. “Non dico
che la cosa non mi turbi”, dichiara contrita la Linda,
“ma noi tre non siamo mica a spasso”. Vero: volete
mettere la Global Progress Conference della
Fundaciòn Ideas? Da Madrid avevano fatto sapere
che, senza le ideas del trio
Melandri-Pistelli-Lanzillotta, annullavano tutto.
Nulla di nuovo sotto il sole: non è la prima volta
che questi onorevoli granturismo che sarebbero
strapagati per stare in Parlamento e invece nei
momenti decisivi fanno tutt’altro, salvano la ghirba
al Cainano. Sono la sua assicurazione sulla vita.
Sotto il Berlusconi-2, quasi tutte le leggi vergogna
potevano andare a picco sulla pregiudiziale di
costituzionalità, ma passavano regolarmente
perché i vuoti nella Cdl erano sempre compensati
dalle voragini nel centrosinistra. Viceversa, quando
governava Prodi con due soli voti in più al Senato, il
centrodestra era sempre presente in forze, e se il
governo durò quasi due anni fu perchè Ciampi,
Scalfaro, Franca Rame e Rita Levi Montalcini – età
media 90 anni – non mancarono mai una
votazione, rischiando le piaghe da decubito e
attirandosi gl’insulti quotidiani dei vari Schifani.
Gente seria, d’altri tempi. Per quelli del Pd (per
non parlare dell’Udc), il termine “oppositori” è un
po’ forte. Chiamiamoli, come dice Ellekappa,
“diversamente concordi”.
Presidentecidispiace
É legge il condono
voluto da
Tremonti sul
rimpatrio dei
capitali nascosti
all’estero
I grandi evasori
ringraziano
Grande adesione
all’appello
del Fatto
U di Furio Colombo
LA FINE
DE L
PARLAME NTO
C hi vive dentro o vicino
U di Massimo Fini
R I DA R E
LA VISTA
AI CIE CHI
P er resuscitare un morto a
Basilicata, un cittadino le ha rispet-
tosamente chiesto di non firmare il
decreto che con il pretesto del rim-
patrio dei capitali condona montagne di
reati. Lei ha risposto che se anche avesse
respinto quel condono, il governo l'a-
vrebbe ripresentato lo stesso. Ci ha col-
pito la forza del tono oltre che, natural-
mente, la sostanza, pesante, delle parole.
Un segno, forse, di tensione. Come a di-
re: il decreto è quello che è ma non chie-
detemi di fare ciò che i poteri non mi
consentono. Quasi che parlando alla sin-
gola persona, lei si fosse rivolto a quella
parte del Paese che ha sempre creduto
nella legge che persegue i reati. E che
adesso non può accettare che il reato di-
venti legge. Tra quei tanti che le hanno
chiesto di non firmare ci sono anche gli
81821 cittadini italiani che hanno sotto-
scritto l'appello a lei rivolto dalle colon-
ne di questo giornale da Bruno Tinti e
condiviso da autorevoli giuristi. C’era
scritto: lo scudo che permette agli eva-
sori di rimpatriare i capitali nascosti
all’estero nei paradisi fiscali, spingerà
l’Italia ancora più in fondo nel precipizio
di illegalità e di immoralità che ci sta se-
parando dai Paesi civili. Quelle 81821 fir-
me trasmesse venerdi via mail agli uffici
del Quirinale non hanno meritato, però,
alcun cenno di risposta. Ce ne dispiace.
Non pensiamo a un silenzio infastidito
poiché ben conosciamo la considerazio-
ne con cui ha sempre guardato alla libera
informazione, la stessa che in queste ore
manifesta a difesa della sua autonomia
minacciata.
Siamo sicuri che lei saprà trovare il modo
per non fare sentire ancora più sole quel-
le persone che a lei si sono rivolte e a lei
guardano con fiducia. Quella stessa so-
litudine che hanno avvertito dopo l'ap-
provazione del cosiddetto lodo Alfano-
che solleva dai processi le quattro più
alte cariche dello Stato. Protezione di cui
il presidente della Camera Gianfranco Fi-
ni ha deciso di non avvalersi nella causa
intentatagli dal magistrato Woodcock
(che ha ritirato la querela) e che, tra po-
chi giorni potrebbe essere dichiarata in-
costituzionale dai giudici della Consulta.
Solitudine che, immaginiamo, accompa-
gni le decisioni della più alta carica dello
Stato davanti a un governo protervo.
Pronto, come ci ha detto, a rispedirle sul-
la scrivania la stessa legge vergogna che
lei avesse eventualmente respinto. Frase,
riteniamo, più dura da pronunciare che
da ascoltare.
alle istituzioni vede
per forza quello che sta
accadendo. È finita la
repubblica parlamentare.
Camera e Senato sono luoghi
di confronto e di scontro,
due strani club in cui nessu-
no è titolare.
Cristo fu sufficiente dire:
"Lazzaro, alzati e cammi-
na". Per ridare la vista a un
cieco dovette farne di tutti i co-
lori: sputò per terra, impastò la
sua santa saliva col fango, spal-
mò questo impasto sugli occhi
del cieco.
Feltri pag. 6 z
pag. 5 z
pag. 13 z
LA STAMPA RIFIUTA IL BAVAGLIO
Un momento della grande manifestazione di ieri a piazza del Popolo a Roma (F OTO E MBLEMA )
LODO MONDADORI x A De Benedetti 750 milioni dalla Fininvest
B. deve restituire il maltolto
Carlo De Bendetti 750 milioni di euro.
Lo stabilisce la sentenza depositata ieri
al tribunale di Milano che condanna la
società di Berlusconi a risarcire il danno cau-
sato dalla “corruzione giudiziaria” del lodo
Mondador i.
in libreria
Daniel Borrillo
Omofobia
Storia e critica di un pregiudizio
postfazione di Stefano Fabeni
Gomez e Lillo pag. 9 z
C AT T I V E R I E
Un’analisi critica dell’omofobia. Un libro che
ci obbliga a prendere posizione in un dibatti-
to politico oggi più che mai di attualità.
Tremonti sullo scudo fiscale: “Non credo
che la criminalità si servirà di questo
strumento”. Sarebbero disonesti.
( w w w. s p i n o z a . i t )
www.edizionidedalo.it
81821 FIRME DICONO NO
di Marco Travaglio
“É imperdonabile, ci vuole il pugno di
di Antonio Padellaro
dc
C aro Presidente Napolitano. Ieri, in
L a Finininvest dovrà pagare alla Cir di
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pagina 2
D a Articolo 21 all’Unione della
Domenica 4 ottobre 2009
GIORNALISTI E REGIME
Enti e sindacati:
Stampa cattolica; dalla Cgil alle Acli;
dalla Tavola della Pace alla
presidente della Provincia de L’Aquila, Stefania
Pezzopane. Sono state migliaia le adesioni di
associazioni, enti, sindacati e singoli cittadini alla
manifestazione di ieri in piazza del Popolo. Sul
sito della Federazione della Stampa, nelle scorse
settimane, le firme si sono moltiplicate. Sono
comparsi tutti i partiti del centrosinistra (Pd,
Italia dei Valori, Rifondazione Comunista,
Sinistra e libertà), la Cgil, moltissimi comitati di
redazione (la rappresentanza sindacale interna,
ndr ), compresi quelli dei cattolici Avvenire e
Famiglia Cristiana o quelli delle reti Mediaset, la
Rete degli Studenti medi e l’Unione degli
Universitari, i partigiani della F.I.A.P., le Donne
contro il razzismo. Impossibile elencarli tutti. Ma
c’è anche chi si è dissociato dalla piazza: è il caso
dell’associazione Lettera 22, che l’ha definita una
manifestazione “con fini di propaganda politica”.
Mancava anche Marco Pannella: “Quelli che
hanno manifestato sono gli stessi contro i quali
ho combattuto per 40 anni”.
chi c’era
e chi mancava
Piazza del Popolo
invasa
dai farabutti
IN 300MILA SECONDO GLI ORGANIZZATORI
riempire già intorno alle
14,30, quando arrivano i
primi pullman dal nord
Italia. Ai lati, gli stand di molti
quotidiani, dell’associazione
Articolo 21, di Emergency, di
Libertà e Giustizia. E natural-
mente quello della padrona di
casa, la Federazione naziona-
le della Stampa, che ieri è riu-
scita a riempire piazza del Po-
polo, a Roma, con una mani-
festazione a difesa della liber-
tà dell’informazione. Almeno
300 mila persone, secondo gli
organizzatori, forse qualcuno
in meno, diciamo noi, ma fat-
to sta che da anni non si ve-
deva una delle piazze più bel-
le di Roma così gremita.
Un’iniziativa, originariamen-
te programmata per il 19 set-
tembre, poi rinviata a causa
dell’attentato a Kabul, che ha
visto l’adesione di comitati di
redazione, associazioni, parti-
ti del centrosinistra e singoli
cittadini. C’è chi arriva da Mi-
lano, perchè “essere in piazza
è un dovere civico”, chi dalle
Marche, perchè “un presiden-
te del Consiglio non può met-
tere il bavaglio all’opinione
p u bbl i c a ”. Ci sono signori an-
ziani (qualcuno si è anche
portato la sedia da casa), ma
ci sono anche tantissimi ra-
gazzi. Come Lorenzo, che a
14 anni legge i giornali su In-
ternet, perchè “guardando
solo i telegiornali non si ca-
pisce come va il mondo”. Ci
sono anche personaggi del
mondo della cultura e dello
spettacolo, come l’attrice Ste-
fania Sandrelli, “emozionata
ma orgogliosa di manifestare
per la libertà di stampa, prima
che sia troppo tardi”. Ovun-
que, bandiere, palloncini e
striscioni, cartelli indirizzati
al premier Berlusconi, come
quello sul pancione di Moni-
ca: “Ora denuncia anche me”.
O i tanti che ricordano la Log-
gia P2.
Dal palco, poco dopo le
15,30, parte la musica dell’Or-
chestra di piazza Vittorio. Poi,
prende la parola il segretario
dell’Fnsi Franco Siddi, che
ringrazia prima di tutto la
Cgil, presente anche Gugliel-
mo Epifani. Dalla piazza pio-
vono fischi, invece, quando
vengono nominate Cisl e Uil,
che hanno deciso di non ade-
rire; ma tra le migliaia di per-
sone sventolano anche le loro
bandiere. “I giornalisti non
vogliono e non cercano nemi-
ci -ha detto Siddi dal palco- gli
unici nemici sono quelli che
attentano alla libertà. Berlu-
sconi ritiri il ddl Alfano sulle
intercettazioni e le cause te-
merarie intentate contro i
gior nalisti”.
“Una libera informa-
zione è il presuppo-
sto per una società li-
bera -gli ha fatto eco
il presidente emeri-
to della Corte Costi-
tuzionale Valerio
Onida- il cittadino
meno informato, o
scorrettamente in-
formato, è meno li-
bero”.
Piazza del Popolo si
riempie nuovamen-
te di fischi quando
viene nominato il di-
rettore de Il Giornale
Vittorio Feltri.
Nel backstage c’è
concitazione, parte
anche qualche spin-
tone: la scorta di Roberto Sa-
viano non permette ai colle-
ghi di avvicinarsi troppo. Ma
quando Saviano sale sul pal-
co, un boato si leva dalla folla:
“In Italia non vengono chiusi i
giornali dalla polizia politica
nè vengono arrestati i giorna-
listi, ma non siamo liberi di
raccontare senza temere ri-
torsioni. L’economia crimina-
le viene vista come un pro-
blema marginale per il paese,
nessuno si appassiona a que-
sti temi. E scrivere di mafie
diventa sempre più difficile.
La libertà di espressione do-
vrebbe essere un fondamento
del dibattito politico, non un
r isultato”. “Verità e potere
non coincidono mai”, conclu-
de Saviano tra gli applausi.
E poi ancora musica, con Te-
resa De Sio, Simone Cristic-
chi, Marina Rei. Intorno a
piazza del Popolo, il traffico è
impazzito: nessuno ha previ-
sto deviazioni o chiusura del-
le strade, forse nessuno si
aspettava una partecipazione
così alta. Che cresce ancora
quando in piazza giunge an-
che una parte del corteo dei
precari della scuola e dell’uni-
versità, che decidono di fare
un cordone per consentire il
deflusso ai lati. “Siamo pronti
allo sciopero per difendere
Annozero”, assicura dal palco
l’Usigrai, il sindacato dei gior-
nalisti Rai. “Siamo in un regi-
me di libertà vigilata”, annun-
cia l’attore Neri Marcorè, che
legge un brano di de Tocque-
ville. E Jasmine Trinca riporta
le parole di Anna Politkovska-
ja. “La stampa non può essere
lo zerbino del potere”, scrive
il direttore di Famiglia Cristiana
Don Sciortino, in un messag-
gio letto dal palco. “Siamo tut-
ti farabutti”, gridano le perso-
ne in piazza, mentre la sera
cala su Roma. Lo stesso slogan
urlato dalle oltre mille perso-
ne che si sono ritrovate in
piazza dei Mercanti, a Milano,
per un sit in spontaneo.
Sul palco
l’Fnsi
attori
cantanti
ma niente
politici
In alto una immagine della piazza
al centro Saviano
ANDREA CAMILLERI
“IL PD? CAVALIERI INESISTENTI”
di Stefano Ferrante
aveva un pater familias duro e severo in cui
tutti si riconoscevano, la perdita del pa-
dre e la sua damnatio memoriae hanno pro-
dotto una repellenza viscerale per quel
modello. Hanno insomma rinnegato i pa-
dri. E così sono leader dimezzati sin
dall’inizio”.
Un problema di crisi d’identità…
“Guardi, mi viene in mente una vignetta
del New Yorker che mostra un paziente di-
steso sul lettino e lo psicoanalista che
con un’espressione di contentezza sul
volto gli dice: ‘Ho da darle una buona no-
tizia. Lei non ha nessun complesso d’in-
feriorità lei è realmente inferiore’. Diffi-
cile essere in crisi d’identità quando non
si ha un’identità”.
Ma se non sanno più da dove vengono
sapranno almeno dove vanno…
“E invece no. E questo vale sia per quelli
che vengono dal centro che per quelli
che vengono dalla sinistra. Sono in mez-
zo al guado. Hanno lasciato una sponda
che aveva tratti precisi e tentano di rag-
giungere la sponda opposta che nella
realtà non esiste perché essi stessi ne de-
vono definire l’aspetto, devono crearse-
lo, via via che si avvicinano”.
Un po’ frustrante…
“Sì perché il procedere dei guadanti non
è mai stato omogeneo. Quelli che sono
stati di volta in volta i capofila hanno avu-
to idee diverse sul percorso. E il risultato
è stato ritardare il viaggio con continue
deviazioni, ritorni indietro, ripensamen-
ti, soste. E poi c’è un’altra questione…”
Cioè?
“ Una volta i capi carismatici nei grandi
comizi riuscivano a sintonizzarsi perfet-
tamente col respiro di milioni di seguaci.
Seducevano più che per l’ideologia per
una granitica autoconvinzione, che era
cieca passione. Oggi invece si è sostituita
la passione politica con la ragione poli-
tica, ma la ragione non corroborata dalla
passione non è altro che l’esercizio del
dubbio. E il dubbio si riflette nella capa-
cità di comunicare, diminuita, in un era
in cui i media si moltiplicano. E hanno
capito troppo tardi l’importanza della
Tv…
Del congresso del Pd che idea si è fat-
to? Uscirà fuori un vero leader?
“Alla fine la polemica interna finirà col
danneggiare tutti e tre. Rivolgersi al con-
corrente dello stesso partito come se si
fosse in campagna elettorale è uno sba-
glio, che indebolisce la leadership”.
Ma il centrosinistra ha bisogno di un
leader carismatico per battere Ber-
lusconi…
“Certe notti sogno il capo carismatico,
certe altre ne ho una paura fottuta. Ma c’è
un’altra domanda che mi frulla in testa in
questi giorni visto quello che è successo
in parlamento sullo scudo fiscale”.
Quale?
“Ma c’è davvero la volontà politica di far
cadere Berlusconi oppure no, magari
perché non si sa cosa viene dopo? Credo
che più che l’opposizione Berlusconi
debba temere l’elettorato. E se stesso”.
sconti dimezzati quando hanno as-
sunto la leadership, cavalieri inesistenti
quando sono riusciti a raggiungere il po-
tere”.
Non può stupire che parlando di politica
Andrea Camilleri torni sempre e comun-
que ai libri. Così ricorre a Italo Calvino
per tracciare il suo ritratto dei capi man-
cati dell’attuale opposizione.
Ma a quali personaggi possono essere
paragonati , Prodi, D’Alema, Veltro-
ni, Rutelli, Fassino, Cofferati?
“Come soggetti letterari sarebbero im-
presentabili. E poi il destino dei protago-
nisti dei romanzi è tutto nelle mani
dell’autore, il destino dei politici dipen-
de dall’elettorato e soprattutto da loro
stessi. Però mi sembra giusto il riferimen-
to al protagonista de Il rosso e il nero , Julien
Sorel (all’interno del libro “Il fantasma
del leader” di Alessandra Sardoni, ndr)
perduto nel suo sogno bonapartista di
scalare il potere, un sogno continuamen-
te contraddetto e disdetto. Sono tutte
sfaccettature di Julien, perché prima an-
cora di dover combattere contro gli av-
versari politici o i concorrenti nel partito
sembrano dover combattere a priori con-
tro se stessi, contro le loro contraddizio-
ni. E’ una specie di peccato originale”.
Insomma non ce la fanno perché non
sanno chi sono?
“ Per quelli che vengono dal partito che
TG4 LIVE
di Carlo Tecce
pomeriggio ha trasmesso una diretta sulla
manifestazione per la libertà d’informazione. In
studio il pensiero liberale di Piero Ostellino, in
collegamento dalla piazza (e non dal salotto di
Bruno Vespa) Piero Sansonetti, direttore de l’
“Altro”. A Roma erano in 300 mila a protestare per
il bavaglio, per le televisioni che da sei mesi ignorano
gli scandali di Palazzo, per le querele di Silvio
Berlusconi contro i quotidiani non schierati a destra
o non di sua proprietà. Dallo studio del Tg 4,
notoriamente imparziale, Fede ci mostrava donne
fresche di parrucchiere e distinti signori in cravatta
che rispondevano perplessi, a volte stupiti o
infastiditi, alle domande degli inviati d’assalto: “Ma
come, abbiamo tanti giornali, tante televisioni.
Perché si lamentano?”. Niente di falso, soltanto la
negazione della realtà. Chapeau, in materia Fede è
un maestro.
di Silvia D’Onghia
L a piazza si comincia a
“I personaggi del centrosinistra? Vi-
LIBERTÀ
SECONDO FEDE
E milio Fede è così sensibile al tema che alle 4 del
161832892.013.png 161832892.014.png 161832892.015.png 161832892.016.png 161832892.017.png 161832892.018.png
Domenica 4 ottobre 2009
S ono lì anche per la loro libertà. La
pagina 3
GIORNALISTI E REGIME
Onida inneggia a Feltri
squadra di Annozero al completo
scende dal lato destro di piazza del
Popolo, dal vialone di Villa Borghese. La gente
riconosce Michele Santoro, Marco Travaglio e
Vauro, si apre un varco all’improvviso e i tre
passano in mezzo alla folla: applausi, foto con i
bambini, autografi. Giovanna studia
Giurisprudenza, viene da Crotone, dieci ore di
pullman: “Resistere, resistere, vi prego non
fatevi zittire, fate capire agli italiani da chi siamo
governati”. Gli autori e i redattori di Annozero
sono dietro al palco, si aspettano un’altra
settimana di passione per la puntata di giovedì
prossimo che parlerà di mafia e politici, della
stagione delle stragi e della trattativa con lo
Stato. Potrebbe intervenire Massimo
Ciancimino, figlio di Vito, il sindaco di Palermo
condannato per mafia e morto nel 2002. E
intanto la festa continua, fin quando l’ex giudice
costituzionale Valerio Onida elogia Vittorio
Feltri. Proprio ieri che il Giornale titolava:
“Chiudete Annozero e che sia finita”. Troppo.
Santoro, Travaglio e Vauro se ne vanno.
E Santoro e Travaglio
se ne vanno via
ARRABBIATI&SORRIDENTI
Aclisti, comunisti, interisti-leninisti, piddini, fan di Belushi
E anche l’Udc: da secoli l’opposizione non si ritrovava unita
la e Patrizia, sono venute
insieme, dalla Toscana.
Tutte e tre con una cernie-
ra da lampo rossa stretta davan-
ti alla bocca. E raccontano: “Ci
siamo chieste: ma noi, come ci
sentiamo oggi? Ci siamo rispo-
ste: imbavagliate. Bene, eccoci
qua”. E' la prima foto che ho
scattato, con il telefonino, e la
trovate qui al lato. Due ragazzi
di Roma, invece, si sono appesi
dei cartelli al collo: “Utilizzato-
re finale” lui, “letteronza” lei.
Ridono: “Abbiamo voluto ri-
spettare la divisione dei ruoli
della nuova Italia...”. Cristina,
da Vasto, si è disegnata un car-
tello: “Tutti, tutti/ Siamo tutti
farabutti”, e lei – invece - non
ride affatto: “Lo vorrei dare in
testa a chi so io...”.. C'era molto
bricolage, molta fantasia, ieri
in piazza (e, scusate l'orgoglio,
moltissime copie de Il Fatto ).
Leader marcati a uomo. Ci
sono tanti modi in cui puoi rac-
contare una manifestazione,
ma c'è sempre un segno, un ri-
cordo nitido che ti resta im-
presso nel taccuino e nella me-
moria. Di questa piazza, tutti
quelli che ci sono stati ricorde-
ranno che non se ne usciva più.
Tutti pigiati come sardine, tutti
incastonati in piazza del Popo-
lo, sudori, cappellini, striscio-
ni bandiere, e persino pallon-
cini: quelli dell'Arci, quelli del-
la Cgil, quelli de l'Unità.... E poi
i gazebo, le bandiere, gli “inte-
risti leninisti” (giuro, esistono
davvero, con tanto di gagliar-
detto), le bandiere delle Acli,
Sinistra e libertà, i Blues Bro-
thers (con un vaffa anti-Cava-
liere attribuito a Belushi) il Par-
tito Comunista dei Lavoratori
di Marco Ferrando, i sindacali-
sti della Cisl (che temeraria-
mente sono venuti anche se il
loro sindacato non ha aderito),
tantissime bandiere dell'Udc,
del Pdci, di Rifondazione, e an-
che la falce e martello nel qua-
drato di Marco Rizzo. C'erano
proprio tutti, e tutte le vie di
uscita erano intasate: un muro
umano sbarra via del Corso, un
vortice turbina in direzione
piazzale Flaminio e verso il fiu-
me i vigili hanno dovuto tran-
sennare perché la marea uma-
na straripava sul Lungotevere.
Cose mai viste, così come i mu-
raglioni stipati di arrampicato-
ri temerari, che hanno rischia-
to pur di avere un posto con vi-
sta sul palco. “Rob-berto!
Rob-ber to!”, boato assordante
quando Andrea Vianello fa ca-
pire che Roberto Saviano sta
per materializzarsi sul palco.
Gaia, di quattro anni, sulle spal-
le della madre. Prima manife-
stazione? “Ma che dice? E' in
piazza contro Berlusconi da
quando è nata!”.
“In parlamento votate”.
Quando Pierluigi Bersani la at-
traversa, questa muraglia uma-
na incandescente, si becca an-
che qualche tirata d'orecchie:
“Andate a votare in Parlamen-
to!”. Sull'altro lato, pochi minu-
ti dopo, Dario Franceschini
(che malgrado l'apripista della
vigilanza non riesce ad uscire)
esclama costernato: “Hai capi-
to? Siamo finiti in mezzo ai pre-
cari della scuola!” (Già, perché
c'erano pure loro: hanno finito
il loro corteo e sono venuti ad
aggiungersi, con le loro ban-
diere viola). Walter Veltroni fa
capire di sentirsi anche lui ar-
rabbiato: “Molta gente qui pen-
sa che le assenze in aula siano
state gravi? Bene, anche io so-
no tra loro”.
“Indignati con i nostri”. Ma
quanti sono in tutto? Centomi-
la, o trecentomila, poco impor-
ta: l'unica cosa certa è che era-
no stipati come sardine, non
accadeva da secoli. La seconda
cosa che non si scorda facil-
mente è questo strano stato
d'animo che attraversa il cor-
teo: un po' scan-
zonato, un po' fu-
ribondo. Come
un ruggito sotto
la pelle, una ten-
sione comune.
Chiedo a due si-
gnori anziani
molto teneri (i ca-
pelli bianchi, en-
trambi con il ba-
stone, i giornali
sotto braccio)
che si tengono
per mano, in bili-
co sul cornicione. Come vi sen-
tite? E i due – Paola ex insegnan-
te, e Mauro, ex dirigente d'a-
zienda – all'unisono rispondo-
no: “Noi siamo incazzatissimi,
grazie”. Sorridono, però. Aldo
e Donatella, dalle Marche, qua-
si mi placcano: “Scusa, sei de Il
Fa t t o , no? Scrivilo che siamo in-
dignati con il partito che votia-
mo! Scrivilo che li vorremmo
votare ancora, ma che devono
finirla con le loro beghe con-
gressuali!”.Massimo D'Alema
arriva senza cravatta. Ironico,
affilato, molto poco inciucista:
“Io credo che questa gente sia
qui per dire qualcosa di chiaro.
Non deve essere il governo a
decidere chi sono gli ospiti dei
talk show. Sono qui perché lo
spazio della libertà in Italia si va
restringendo sempre di più”.
Poi anche lui parla della que-
stione dei parlamentari del Pd
“assenti” in Aula: “Mi spiace,
ma dire che con venti deputati
in più avremmo vinto è una fal-
sità. Abbiamo perso, capita
che anche in Parlamento si fi-
nisca per avere cento voti in
m e n o . . .”. Però aggiunge: “Sicu-
ramente si pone un problema
di conduzione del gruppo,
questo sì”. Vuol dire che va
cambiato il capogruppo? Oc-
chi spalancati: “Ecco, scrivete:
questo lo ha detto un giornali-
sta. Io ho detto un'altra cosa”.
Abbracci a sorpresa. A n ch e
sotto il palco c'è un po' di tutto.
Pressato come una sardina an-
che lui, arriva Roberto Saviano.
Si infila in una roulotte, poi vie-
ne scortato da un plotone di
Un’immagine di ieri in piazza ()
SCUOLA
I PRECARI SI RITROVANO
Tra Di Pietro
e De Magistris
abbraccio
nel retropalco
di Marina Boscaino
di solidarietà (una sorta di graduatoria
nelle graduatorie per chi si spartirà le
briciole); non significa solo indebolire
ulteriormente una categoria già vessata
da stipendi da fame e incertezza esisten-
ziale (iniziare a lavorare, quando va be-
ne, a ottobre; e finire – quando va meglio
– con gli scrutini estivi o alla chiusura
dell'anno scolastico).
guardie del colpo e di teleca-
mere fin sopra il palco. Sotto, a
sentirlo, c'è tutta la famiglia
Sandrelli: Stefania, Amanda, e il
nipotino. Paolo Ferrero stringe
serafico la mano a Nichi Vendo-
la (vuol dire che è proprio una
giornata epocale), e D'Alema
nega di voler far fuori il presi-
dente della Puglia: “Ma come,
sono cinque anni che lo tengo
s u . . .”. Sarà una magìa? Sarà che
questa piazza riesce ad azzera-
re le tante guerriglie del cen-
trosinistra? Miracolo. Di sicuro
l'occasione serve a mettere da
parte le voci di guerra fratrici-
da fra Antonio Di Pietro e Luigi
De Magistris. Il tutto accade
molto teatralmente, proprio in
piazza, quando il leader dell'I-
talia dei valori si mette a grida-
re: “Giiiigggììì! Giiigggììì! Vietti
a fare la foto!”. Gigi arriva, Di
Pietro lo incravatta con il brac-
cio, si gira verso i fotografi e
sorride: “Siamo amici frater-
ni”. De Magistris aggiunge:
“Facciamo opposizione insie-
me, presto governeremo insie-
me”. Potrebbe essere un slo-
gan buono per tutti quelli che
sono qui. In fondo, a pensarci
bene, è la prima volta che, dai
tempi dell'Unione (da prima
della campagna elettorale che
ha diviso il centrosinistra) una
grande folla variopinta, si è ri-
trovata nella stessa piazza. Mil-
le anime, mille colori, tanta vo-
glia di cambiare. Stipati come
sardine, sorridenti, ma anche
incazzati neri. Eppure, per un
giorno, felici di essere tornati
insieme.
scolastico non lo dice solo la grande
manifestazione di ieri, che ha visto sfi-
lare il mondo della scuola democratica
per le strade di Roma. Lo dice la situa-
zione di mobilitazione più o meno con-
tinua che ha caratterizzato queste prime
settimane di scuola. Lo dicono i presìdi
ostinati, nonostante i riflettori dei media
si siano già spenti, annoiati, su questa
vicenda. L'anno scorso di questi tempi
avvenivano le prove tecniche di trasmis-
sione dell'Onda, che sarebbero sfociate
nelle straordinarie, vulcaniche manife-
stazioni del 30 ottobre. L'anno scorso,
però, i tagli erano annunci, tristi pro-
messe. Si protestava contro uno scelle-
rato progetto di distruzione programma-
tica della scuola pubblica. Quest'anno
quei tagli hanno il volto di donne e uo-
mini e toccano la loro vita. Spesso non
sono volti giovanissimi: l'età media di un
precario della scuola è oggi 41 anni.
Ma sono i volti di un mondo che sta
perdendo progressivamente capacità di
indignarsi e di esercitare vigilanza sui
diritti collettivi.
Perché i precari saranno coloro che pa-
gheranno di più gli 8 miliardi di tagli
(che si stanno traducendo anche nell'e-
liminazione di 140.000 posti di lavoro,
di cui 80.000 docenti e 40.000 del per-
sonale Tecnico-Ausiliario) inflitti dai
promotori dello scudo fiscale a chi do-
vrebbe essere paradossalmente (il sense
of humor di chi ci governa non ha mai
fine!) uno dei beneficiari dell'ignobile
provvedimento tradotto in legge qual-
che giorno fa: la scuola dello Stato.
Ciò che sta accadendo ai precari non
significa solo relegare definitivamente
esistenze individuali nell'incertezza del
diritto; non significa solo umiliarle con
la messinscena demagogica dei contratti
che il senso di una manovra sottile di
questo governo: l'innesco di guerre tra
poveri. Come fare fuori i precari lo stan-
no spiegando, infatti, tutte quelle scuole
che, costrette da necessità economiche
e rette da dirigenti più realisti del re,
attribuiscono segmenti (in gergo "spez-
zoni") di cattedre – tradizionalmente as-
segnati ai supplenti – a personale inter-
no docente di ruolo, che andrà a svol-
gere un numero di ore superiore a quelle
previste dal contratto e a rendere pos-
sibile l'espulsione degli altri. Ciò che sta
accadendo ai precari, infine, è il senso di
un attacco violentissimo al diritto allo
studio.
Perché comporta conseguenze gravissi-
me (diminuzione degli insegnanti di so-
stegno; impossibilità per le scuole di
convogliare risorse umane su attività
che le rendono presidio di educazione
alla cittadinanza; e, infine, incapacità di
istituire l'insegnamento alternativo alla
religione cattolica, previsto dalla legge,
ma ormai impossibile da attuare, con
gravissima lesioni dei diritti fondamen-
tali della persona) coniugandosi con al-
tri provvedimenti, come l'aumento del
rapporto docente/alunni – previsto nel-
la Finanziaria – che, oltre a rendere le
classi sempre più numerose, viola in
moltissimi casi qualunque norma di si-
curezza, in scuole che – come è stato
evidenziato in un recentissimo studio –
sono tutt'altro che a norma.
di Luca Telese
T re amiche, Grazia, Mariel-
IN PIAZZA, MA SENZA ONDA
A che punto siamo con il precariato
C iò che sta accadendo ai precari è an-
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pagina 4
P er ben due volte questa
Domenica 4 ottobre 2009
PD NELLA BUFERA
Con i voti mancanti
settimana mentre si votava lo
scudo fiscale, le assenze
nell’opposizione sono state decisive.
Martedì la maggioranza stava per andare
sotto con 267 voti, ma l’opposizione si è
fermata su 215 (dei 279 che aveva sulla
carta). Mancavano 59 del Pd, 8 dell’Udc, 2
dell’Idv. In particolare, all’interno del
Partito democratico spiccavano le assenze
dei leader Bersani e Franceschini,
evidentemente “sovraccarichi” per la
durezza del confronto congressuale.
La scena, però, si è ripetuta venerdì, durante
il voto finale di Montecitorio. Il
provvedimento è passato con 270 voti contro
250. Solo di 20, dunque, lo scarto. Mancavano
25 deputati del Pd, 7 dell’Udc, 1 dell’Idv. In
tutto 13 in più di quanti sarebbero stati
necessari all’opposizione per battere la
maggioranza.
A questo punto Antonello Soro, capogruppo
del Pd a Montecitorio ha annunciato sanzioni
per 11 assenti ingiustificati.
l’opposizione avrebbe
fermato lo scudo
“Dimettetevi tutti”
IL NOSTRO BLOG E LE ASSENZE IN AULA
commenti dei nostri let-
tori, piovuti sul nostro
blog (www.antefatto.it)
a seguito della pubblicazione
dei nomi dei deputati dell'op-
posizione che, con le loro as-
senze più o meno giustifica-
te, hanno di fatto permesso
allo scudo fiscale di diventare
legge dello Stato. Per ben due
volte di seguito.
Giuseppe Musina
Io mi indigno ancora di più
quando sono quelli di sinistra
a comportarsi in questo mo-
do, perché sono quelli che ho
votato e pretendo che lavo-
rino per bloccare certe ver-
gogne. Chi non ha una giu-
stificazione più che valida per
l'assenza deve dimettersi im-
mediatamente. È ora di finirla
con i soliti giochetti.
M.Santon
Tutti lo avevano affermato.
Lo scudo fiscale era una bat-
taglia di idee sulla legalità e
l'onestà. E queste battaglie si
combattono anche contro i
numeri. Nessuno ricorda più
Enrico Toti? I malati doveva-
no andare alla Camera anche
con la flebo attaccata. Fosse
solo per l'onore di prendere
uno stipendio da parlamenta-
re!
giovanni arixi
Lo scudo fiscale è passato a
colpi di minoranza! Grazie
opposizione!
Fabio
Secondo me c'è un malinteso
di fondo, e vi state tutti scal-
dando per nulla, non è OP-
POSIZIONE, ma 0 POSIZIO-
NE, zero posizione, cioè nes-
suna posizione! Pensateci,
bastava infatti mantenere la
posizione per non far passare
questa legge. Ma in questo so-
no stati coerenti.
Daniela
Agli elettori del Pd che cri-
ticano la scelta di pubblicare i
nomi dei parlamentari non
presenti in aula, dico solo che
se ci fossero stati tutti e lo scu-
do fosse passato, per lo meno
avrebbero la coscienza di
aver fatto il loro dovere (rap-
presentare i loro elettori) e
non di essersi pilatescamente
lavati le mani. Gaber diceva:
"Libertà è partecipazione”. E
io aggiungo che i numeri con-
tano. Smettiamola di fare co-
me gli elettori del Pdl che as-
solvono Berlusconi in ogni
circostanza. Cerchiamo di
avere più dignità e senso cri-
tico.
Pa u l re d s
Io non ho veramente parole
per esprimere lo sconcerto e
l'avvilimento. Due volte su
due votazioni l'opposizione
(sic!) non partecipa compat-
ta al voto ed evita così di far
cadere uno schifo di decreto
che viene additato e deriso in
tutto il mondo. L'elenco degli
assenteisti (Camera e Senato)
DEVE essere pubblicato per-
ché ogni elettore sappia chi
c'era e chi no. Lo sconforto
però raddoppia pensando
che con questa Legge eletto-
rale (SIC!) non possiamo
neanche consolarci dicendo-
ci "la prossima volta non ti vo-
to!"...Che schifo!
Andrea
Gente pagata 15.000 euro al
mese per lavorare2o3 gga
settimana per fare opposizio-
ne e non si presenta su un
provvedimento importantis-
simo! Che dire? Non giustifi-
cabili neanche gli ammalati, a
meno di problemi enormi do-
vevano essere lì. La Levi Mon-
talcini presenziava a quasi
100 anni e non faceva mai
mancare il suo voto. Sono de-
lusissimo, alle primarie non
mi vedranno più e il mio voto
lo riavranno solo dopo un
cambio di rotta totale!!!
dario
Ma come può questo PD così
"sgarrupato" impensierire il
"re".
Mauro Del Nero
Con che coraggio i vari Fran-
ceschini, Bersani & Co. van-
no poi nelle varie trasmissio-
ni a criticare lo scudo? A casa
mia questa si chiama conni-
venza. Altro che sanzioni: do-
vreste dimettervi tutti, imme-
diatamente. Senza ma e senza
se. Non vi abbiamo mandato
in Parlamento per fare questi
sfracelli. Dimissioni, subito. E
vergogna ancora!
Giuseppe
Ho votato Pd nella speranza
di essere artefice e invece mi
ritrovo ad essere complice.
Questa cosa non l'accetto.
Non c'è nessuna giustificazio-
ne che può esimerli dal ver-
gognar si.
mf63
Anche al primo vero autogol
del Governo (paragonabile al
nostro sull'indulto), riuscia-
mo a far passare nel paese l'i-
dea che lo scudo fiscale ci sa-
rà per colpa dell'opposizio-
ne.Complimenti! Bella opera-
zione d'immagine.
Manuel
Sono veramente nauseato.
Questo paese non cambierà
mai! Malati? Quando ero pic-
colo i miei genitori mi man-
davano a scuola anche con la
febbre quando c'erano i com-
piti in classe! Ma non scher-
ziamo!
fabio
Gli evasori fiscali hanno un
nuovo inno: “Meno male che
il Pd c’è!”
1alpam
Quello che è successo oggi in
Parlamento è di una gravità
inaudita. Il minimo che un
elettore del Pd o dell'Udc do-
vrebbe chiedere agli assenti è
di dare le dimissioni e di non
farsi più vedere dalle parti di
una sezione del proprio par-
tito. Queste sono occasioni
storiche in quanto il valore
morale del "no" alla legge sul-
lo scudo fiscale è tale che sa-
rebbe rimasto indelebile nel-
la memoria della cronaca par-
lamentare, così come reste-
ranno nella memoria i nomi
“La mia tessera del
Pd è sempre più
vicina al bidone”
degli assenti che lo hanno im-
pedito.
DanCo
Adesso darei ai parlamentari
assenti il 5% del loro stipen-
dio. Ringraziamo anche Na-
politano per la sua firma. Per-
tini e Berlinguer si stanno ri-
voltando nella tomba.
max
La mia tessera del Pd è sem-
pre più drasticamente vicina
al bidone della plastica da ri-
ciclare, non c'è veramente
molto altro da dire, specie do-
po le lunari giustificazioni di
Ber sani.
Giovanni Cairone
Resto basito... È sì vero che il
governo avrebbe richiamato
la sua maggioranza, ma alme-
no l'opposizione, mostrando-
si presente, avrebbe dimo-
strato di esserci in un mo-
mento importante. Il messag-
gio che passa è che le chiac-
chiere restano tali, nel mo-
mento in cui servono i fatti
spariscono tutti... Poi sento
l'intervento di Bersani in ra-
dio... "..tanto il governo
avrebbe ripresentato la legge
sottoponendola alla fidu-
cia..". E meno male che do-
vrebbe essere la persona più
accreditata a guidare l'oppo-
sizione nel prossimo futu-
ro...
Giuseppe Fioroni (F OTO M ASSIMO D I V I TA )
Nella foto in alto, una
manifestazione dei militanti del
Partito democratico (F OTO A NSA )
GIUSTIFICAZIONI PD/ FIORONI
MALATO, MA IN CONFERENZA STAMPA
di Caterina Perniconi
Fioroni tra le dodici e le tredici, proprio nel
momento in cui si svolgeva il voto finale in
aula, per mezz’ora. “Era lui – scherza – a meno
che non abbia un gemello…”. In effetti vener-
dì a Torino era previsto un incontro tra l’ex
ministro e gli operatori della scuola, che Fio-
roni non menzionerà mai tra le sue giustifi-
cazioni. Anzi, si farà inserire nella lista dei
“meno cattivi” per malattia. “Da quando è sta-
to formato il governo Berlusconi – d i ch i a ra
Fioroni da Torino - stiamo assistendo a una
campagna denigratoria della scuola senza
eguali, nell'indifferenza generale del Paese”.
Ma perché, anche lui, è stato indifferente al
suo compito di parlamentare, se la malattia gli
permetteva un viaggio in Piemonte?
La lista dei malati del Pd comprende Ileana
Argentin (visita medica), Enzo Carra (inter-
vento ai reni), Angelo Capodicasa (ricoverato
da Agrigento), Lucia Codurelli (anche lei in
ospedale), Sergio D’Antoni (ricoverato d’ur-
genza), Antonio La Forgia (malattia) e Marian-
na Madia (importanti accertamenti medici).
Indirettamente malato anche Massimo Pom-
pili, assisteva il fratello ricoverato.
Considerati ingiustificati, anche se affermano
di aver avuto il via libera dal partito, Giovanna
Melandri, Linda Lanzillotta e Lapo Pistelli che
erano “in missione per il Pd” a Madrid, alla
“Global Progress Conference” promossa dalla
Fondazione Ideas.
Arrabbiatissima Paola Binetti, sospettata di es-
sere assente per una scelta interna ai rutellia-
ni, che non accetta le accuse: “Non pensavo si
approfittassero di questa situazione per fare
campagna elettorale per il congresso – d i ch i a -
ra la Binetti – sono molto delusa e non so cosa
succederà al quadro politico e al Pd”. E sfoga il
suo malumore in un post sul suo blog dove
dichiara di aver preso un impegno con la Cro-
ce Rossa di Castiglione delle Stiviere, in pro-
vincia di Mantova, venerdì mattina perché so-
litamente è un giorno non impegnato da voti,
e di avere l’83,19% di presenze in aula. Ci la-
scia anche intendere che il suo compagno di
banco, invece, è un assenteista seriale “che
potrebbe anche dimettersi, perché nella vita
bisogna fare delle scelte”. Non ci vuol dire il
suo nome, ma non è difficile rintracciarlo in
Antonio Gaglione, già sottosegretario alla Sa-
lute nel governo Prodi, cardiologo interven-
tista di Brindisi, praticamente sconosciuto ai
frequentatori di Montecitorio. Martedì alle
12.30 si riunirà alla Camera il Comitato diret-
tivo del gruppo, allargato ai capigruppo di
commissione, che dovrà “processare” gli as-
senti e decidere se infliggere sanzioni. Gli im-
putati non potranno nemmeno appellarsi alla
scusa che suggeriva Bersani in conferenza
stampa: “Se fossimo stati in numero maggiore
noi, sarebbero stati di più anche loro”, perché
venerdì il Pdl era in seria difficoltà e aveva già
richiamato urgentemente in aula i Ministri.
sione del voto finale sullo scudo fiscale si
dividono in due liste: i malati e gli ingiustifi-
cati. Beppe Fioroni compare nella prima lista,
dichiara alla stampa che “combatte da tre me-
si con una peritonite” , che aveva un impegno
a Torino, ma “come capita ai medici la mia
situazione di salute si è complicata da febbraio
ad oggi e mi hanno appena detto che devo fare
un terzo intervento di addomino-plastica”.
Nessuno vuole mettere in discussione la situa-
zione fisica di Fioroni, ma ci permettiamo di
porre una domanda: come mai l’onorevole,
giustificato perché malato, non può recarsi in
aula ma invece a Torino ci va davvero e pre-
senzia ad una conferenza stampa?
Il giornalista dell’Ansa di Torino, Renato Bot-
to, che ha firmato i lanci di agenzia usciti ve-
nerdì, conferma a Il Fatto di aver incontrato
V i proponiamo alcuni dei
I 22 parlamentari del Pd assenti ieri in occa-
161832892.025.png 161832892.026.png 161832892.027.png 161832892.028.png 161832892.029.png
Domenica 4 ottobre 2009
O norevoli fannulloni. Lavorano
pagina 5
CRISI DELLE ISTITUZIONI
15 leggi di iniziativa
poco sia alla Camera che al
Senato, un po’ per il
congelamento del Parlamento, un po’ per
visite mediche e missioni all’estero.
A Montecitorio i deputati lavorano tre giorni
alla settimana per una media di 16 ore. A
Palazzo Madama i senatori sfiorano i quattro
giorni (3,7 per l’esattezza), ma sono più veloci
e sbrigativi, sugli scranni ci restano scarse
dieci ore. Se questa è la quantità, anche la
qualità lascia a desiderare. È vero che
dall’inizio della legislatura i 945 parlamentari
hanno presentato ben 4.200 proposte di
legge, ma ne sono state approvate soltanto
15. Che sono poche anche rispetto alle leggi
di iniziativa governativa già promulgate (87, di
cui 25 passate con la fiducia).
Ma se in Parlamento c’è poco da fare o quel
che si fa risulta vano, in compenso sono tutti
rinchiusi nelle commissioni permanenti: da
inizio legislatura ci sono state oltre 5.000
sedute per 4.300 ore alla Camera, 1877
sedute per un totale di 1.791 ore al Senato.
parlamentare
in questa legislatura
La fine del Parlamento
Dialogo nel Pd
D’Alema:
Franceschini
è distruttivo
caratterizzato la cam-
pagna congressuale pun-
tando sulla recriminazio-
ne. Toni allusivi e discredi-
to. Il suo progetto sembra
“contro” e non “per”. Al-
lora io dico: basta bugie,
basta recriminazioni. Si di-
scuta in modo aperto e
chiaro. Sulle cose vere”.
Sceglie un’intervista a Re-
pubblica , Massimo D’Alema
per dare il suo stop a Fran-
ceschini e ribadire che
“Bersani è il candidato più
credibile”.
Negli scorsi giorni il segre-
tario del Pd si era spinto a
dire: “Alle primarie biso-
gnerà lottare contro no-
stalgie e istinti di conser-
vazione, bisognerà scon-
figgere quelli che hanno
frenato prima Romano
Prodi poi Walter Veltroni".
Toni accesi, pesanti, che
danno il segno di quanto
sia lacerante a questo pun-
to il confronto nel partito.
Anche su questo, D’Alema
è netto: “Il segretario ha
scelto di alzare il tono della
polemica interna dopo lo
shock dei risultati congres-
suali. Una cosa inaccetta-
bile”. E a proposito delle
presunte intenzioni di
Francesco Rutelli di lascia-
re il partito, D’Alema affer-
ma: "Non credo che sia
possibile né ragionevole
una scissione" ma, aggiun-
ge, "mi rendo conto che
c'è un malessere e una cri-
tica che vengono da Rutel-
li. Voglio parlare con lui". E
ancora una volta Arturo Pa-
risi, ulivista della prima
ora, critico nei confronti
del dibattito interno al Pd,
chiede chiarezza: "Il ri-
schio è che a 30 giorni di
conta seguano 25 giorni di
rissa. Ma l’unico modo per
evitarlo è aiutare gli eletto-
ri a capire quale siano le di-
verse soluzioni dei proble-
mi del Paese connesse con
le diverse candidature in
campo". E dunque, “me-
glio sarebbe stato se D’Ale-
ma invece di limitarsi a
contestare e contrastare
Franceschini, come legitti-
mamente ha fatto, ci aves-
se detto se la posizione che
a lui viene da sempre attri-
buita è quella che propone
oggi al Pd, la stessa per la
quale vota e invita a votare
Bersani. E Bersani meglio
farebbe se ci dicesse se la
sua linea è quella che viene
attribuita a D’Alema. Nes-
suno aveva dubbi sul fatto
che D’Alema sostenesse
Bersani. Quello che oggi
interessa capire è se Bersa-
ni sostiene la linea politica
di D’Alema”.
In questo clima l’invito del
capogruppo del Pd in Se-
nato, Anna Finocchiaro,
non sembra esattamente
facile da seguire: “Tenere
presente che il Pd deve ser-
vire l’Italia, e che anche il
congresso non serve a noi,
può essere un’indicazione
utile".
alle istituzioni vede
per forza quello che
sta accadendo. È finita
la repubblica parlamentare.
Camera e Senato sono luo-
ghi di confronto e di scon-
tro, due strani club in cui
nessuno è titolare di niente,
due tifoserie in cui tieni per
l'opposizione o per il gover-
no, ma ti è proibita ogni in-
vasione di campo.
L'opposizione, quando riu-
sciamo a farla, avviene, se
avviene, nelle manifestazio-
ni dei partiti e, di più, do-
vunque i cittadini si automo-
bilitano, come nelle due
grande manifestazioni di ie-
ri a Roma, per la libertà di
stampa e per salvare la scuo-
la. La maggioranza di gover-
no si autocelebra in grandi
eventi costosi nei palasport,
su e giù lungo la penisola.
Ma in quelle celebrazioni
nessuno discute, nessuna
vota, nessuno propone, uno
solo dispone e tutti lo accla-
mano. Il personaggio accla-
mato è un punto di potere
itinerante. Stiamo parlando
del capo del Governo, che
passa dal pubblico al priva-
to, dal dentro al fuori delle
istituzioni, toccando e pie-
gando tanti vertici diversi
secondo le sue decisioni, i
suoi umori, le sue esigenze,
le sue voglie. Se avesse in-
corporato un chip che con-
sentisse di seguire i movi-
menti, quel capo del Gover-
no traccerebbero sullo
schermo un groviglio di li-
nee, come un quadro di Cy
Twombly, il celebre pittore
americano autore di bellis-
simi scarabocchi.
tito di Berlusconi tranne la
mafia e Guzzanti. E il partito
di Berlusconi ha ingoiato,
con un "anschluss" rapidis-
simo, il partito amico di Fini.
L'altra è la bolla mediatica,
una camera stagna con le pa-
reti imbottite che tende a
impedire ogni filtraggio di
infor mazione.
so tendone da circo, ga-
rantito dai cavi d'acciaio del-
le connessioni bancarie, fi-
nanziarie, editoriali, assicu-
rative, immobiliari, italiane
e straniere (governo del fare
vuol dire governo d'affari)
con crescenti legami in Rus-
sia e in Libia, e crescente di-
stacco, per naturale man-
canza di affinità, verso Ame-
rica ed Europa occidentale.
D'accordo, il Parlamento
era in crisi da tempo, tor-
mentato da divisioni senza
fine sul sistema elettorale
che, riguarda, appunto, il si-
stema del Parlamento. Ber-
lusconi lo ha sterilizzato. La
sua maggioranza ubbidiente
aspetta e approva le sue leg-
gi. Quando un deputato del-
la maggioranza interviene,
ripete alla lettera le parole
del capo. Il sistema della "fi-
ducia" accorcia i tempi ed
elimina discussioni. Niente
può accadere, tranne dimo-
strazioni, alla Camera e al Se-
nato. Strano che i colleghi
Paolo Foschi e Roberto Zuc-
colini, in una pagina intera
sul Corriere della Sera (2 ot-
tobre) si siano accorti del
problema (il Parlamento la-
vora a far passare tutte e solo
le leggi del governo) ma non
si siano chiesti perché, as-
sociandosi al dubbio popo-
lare che il Parlamento sia tut-
ta una massa di mascalzoni o
incapaci. Certo non era ciò
che volevano gli attenti col-
leghi. Ma è esattamente la
mossa finale e "popolare" di
Berlusconi. Eliminare, an-
che senza chiuderlo, il Par-
lamento.
(I LLUSTRAZIONE M ANOLO F UCECCHI )
Berlusconi è riuscito
nel suo intento, ma
la responsabilità
è anche dei partiti
ideologica per trattenere in-
sieme gli alleati indispensa-
bili. L'aria avvelenata del
conflitto di interessi ha co-
minciato a diventare irrespi-
rabile. Infatti il capo dell'al-
tro schieramento, (Berlu-
sconi), aveva iniziato la cir-
colazione extra corporea
del sistema del potere italia-
no. Il partito è una finzione,
il Parlamento un non luogo,
la disciplina garantita dal
doppio involucro di una
doppia bolla economica.
Una garantisce attraverso
cooptazione e affiliazione
una compattezza granitica
alla messa in scena politica
di un partito che non è un
partito e di una maggioran-
za che è resa stabile dai le-
gami intessuti con rigore al
suo interno. Infatti mai nes-
suno si è allontanato dal par-
non è cominciato con Ber-
lusconi, come dice e ricorda
tante volte l'instancabile
Marco Pannella. Prima ven-
gono le segreterie dei par-
titi, poi viene l'illusione del
bipartitismo con leader con-
trapposti e un sistema elet-
torale che ci siamo illusi fos-
se maggioritario. Poi si scri-
vono i nomi non dei partiti
ma dei candidati premier
sulle schede, deviando non
tanto il sistema politico
quanto la percezione del si-
stema. Ed è a questo punto
che esplode lo squilibrio in-
curabile e il furto continua-
to (già iniziato o tentato ma
adesso inarrestabile) di po-
tere del Parlamento, che di-
venta istituzione sempre
più onoraria. Tanto che de-
putati e senatori non sono
più scelti dai cittadini ma
dall'autocrazia dei partiti.
za Berlusconi- Prodi-Berlu-
sconi -Prodi -Berlusconi.
Uno dei due (Prodi), privo
di altri strumenti, ha cercato
la forza e il sostegno in po-
litica, cioè nel Parlamento.
Q ui il problema non è se
siano belli i segni che la-
scerebbe il chip incorpora-
to in Berlusconi. Il proble-
ma è che quei segni mostre-
rebbero il connettersi di
ogni punto di potere con
l'altro. Restano fuori un po'
di giornalisti e un po' di giu-
dici. Non restano fuori di
questo frenetico andare e
venire del capo del governo
e del potere italiano né la
Camera, né il Senato. Anzi,
se ci fosse quel chip rivela-
tore, si vedrebbero un fitto
incrocio di cellule fotoelet-
triche che impediscono
ogni altro movimento, co-
me nel caveau di una banca.
Infatti la tenace resistenza
del presidente Fini non ba-
sta a ridare dignità e funzio-
ne parlamentare alla Came-
ra. Il controllo è altrove.
Una cosa va detta per one-
stà. Questo spostamento del
potere dal Parlamento al Go-
verno, in un sistema costi-
tuzionale che non è presi-
denziale e che dovrebbe es-
sere fondato sulle Camere,
I l Parlamento gli si è fran-
tumato due volte sotto il
peso di interessi divergenti,
tutto ciò perché non c'era
alcuna forza economica o
MINICULPOP
Boffo provocandone la cacciata
dalla direzione dell'”Avvenire” con
apposita informativa anonima, Vittorio
Feltri intima l’espulsione di Santoro
dalla Rai con titolo del Giornale:
“Chiudete ‘Annozero’ e che sia finita".
Ecco il suo sobrio giudizio: "In un Paese
semiserio un programma così non
andrebbe in onda, o soltanto dopo le
23 come le altre trasmissioni spinte.
Coraggio. Eliminatelo". Poi, l’atto di
accusa: “Il conduttore rosso è stato
capace di inaugurare un nuovo genere,
lo sfruttamento televisivo della
prostituzione. Fa ridere, ma è la
verità”.
Continuando così Feltri si troverà ben
presto a dover scegliere tra l'incarico di
ministro di Polizia e quello di ministro
della Cultura popolare. Noi
propenderemmo per questa seconda
ipotesi per cui ci sembra più tagliato
nella sua smania di chiudere questo e di
cacciare quello Un Alessandro Pavolini
dei giorni nostri, giornalista e camicia
nera fino a Salò, augurandogli
naturalmente un destino meno infausto.
che a molti poteva sem-
brare soltanto una anoma-
lia, una deformazione ai
margini, esplode al centro
del sistema politico. Sotto le
macerie si scopre la struttu-
ra solida di un potere forte
destinato a durare. Ecco co-
me è successo nell'alternan-
Il Governo accentra tutto
il potere, le due Camere sono svuotate
“I l nostro segretario ha
di Furio Colombo
C hi vive dentro o vicino
T utto ciò, come un immen-
VITTORIO IL LICENZIATORE
D opo avere attenzionato Dino
Q ui il conflitto di interessi,
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