Zestaw numer 4.
1.Moti costituzionali in Piemonte
Nel 1820 le insurrezioni scoppiate in Spagna, Portogallo ed Italia meridionale contribuirono a rafforzare il patriottismo italiano, in particolare quello piemontese. In Piemonte la guida del movimento fu presa dai giovani aristocratici critici verso il modo in cui era governato il paese. Nella seconda metà del 1820, Santorre di Santa Rosa, ufficiale dell’esercito ed uno dei principali esponenti dell'organizzazione dei moti, si incontrò segretamente con alcuni generali, politici e con il giovane principe di Casa Savoia Carlo Alberto, che si era mostrato molto favorevole alla Costituzione, per definire la data e le modalità della ribellione; dopo molte riunioni, si stabilì che la rivolta dovesse scatenarsi non prima dell'inizio del nuovo anno anche per trovare impreparato l’esercito austriaco. Il 6 marzo 1821, durante la notte, Santorre di Santarosa e altri ufficiali si riunirono nella biblioteca del principe, insieme allo stesso Carlo Alberto, per organizzare nei dettagli l'impresa. Nel corso dell'incontro, Carlo Alberto mostrò molte incertezze, soprattutto sulla loro intenzione di dichiarare guerra all'Austria, incertezze che portarono Santorre ad avere qualche dubbio sul principe e sulle sue vere intenzioni. Tuttavia Carlo Alberto confermò il suo appoggio, e per questo motivo Santorre e i suoi fecero pervenire il messaggio di inizio della rivolta ai reparti militari di Alessandria, che, il 10 marzo, diedero inizio all'insurrezione, seguiti subito dopo dai presidi di Vercelli e Torino. In quell'occasione fu emesso da parte dei generali insorti il famoso Pronunciamento, un proclama con il quale si decise l'adozione di una costituzione, simile a quella spagnola di Cadice del 1812, che prevedeva maggiori diritti per il popolo piemontese e una riduzione del potere del sovrano. Ma il re Vittorio Emanuele I, piuttosto che concedere il documento, preferì abdicare in favore del fratello Carlo Felice di Savoia, in quel momento assente dal Piemonte. La reggenza venne così affidata al principe Carlo Alberto che, assunto l'incarico, concesse la Costituzione e nominò Santorre di Santarosa ministro della guerra del governo provvisorio. Di ritorno nella capitale, il nuovo sovrano revocò la costituzione e impose a Carlo Alberto di accettare il suo volere, abbandonare Torino e recarsi a Novara, rinunciando definitivamente alla sua carica e alla guida del movimento rivoluzionario. Nella notte del 22 marzo, mentre alcuni, tra cui lo stesso Santa Rosa, annunciavano una prossima guerra contro l'Austria, Carlo Alberto fuggì segretamente a Novara abbandonando i rivoltosi. Poche ore dopo Santorre, alla guida di un piccolo reparto, si recò nella città piemontese per tentare di convincere il principe e le sue truppe a tornare dalla sua parte, ma la missione si rivelò inutile. Privi di un appoggio, i costituzionali decisero di sciogliersi. Fu proposto un nuovo tentativo di insurrezione a Genova, ma subito si decise di non intervenire. Santorre allora fuggì per evitare gli austriaci che stavano giungendo a Torino, in supporto all'esercito regio, e che infatti inflissero una pesante sconfitta ai costituzionali senza più guida: il giovane governo cadde dopo neppure due mesi e il sogno dei rivoluzionari finì.
2.Sicilia 1812- 1848
Nel 1806 le truppe di Napoleone Bonaparte invasero il regno di Napoli e Ferdinando IV di Borbone fu costretto a lasciare la città per fuggire a Palermo, sotto la protezione delle armate inglesi che occuparono il regno di Sicilia. Nacque così il regno di Sicilia con capitale Palermo. Su pressione politica dell'Inghilterra il re concesse la Costituzione siciliana del 1812 istituendo un parlamento ispirato al sistema politico britannico. Inglesi ebbero grande influenza sulla Sicilia (si giocava a bridge:).Dopo il Congresso di Vienna ed il Trattato di Casalanza (il 20 maggio 1815, l’8 dicembre 1816), Ferdinando IV, vincitore, riunì i due regni di Napoli e Sicilia con la denominazione di Regno delle Due Sicilie cambiando il nome per Ferdinando I. In realtà significava che il regno era unico con unica capitale a Napoli. Invece in Sicilia prevale la tendenza separatista. A Palermo reagirono i baroni e si rivolsero all’Inghilterra, ma essa non gli diede nessun aiuto. A Napoli scoppia la rivoluzione – nel luglio 1820(regimento di Nola). I rivoluzionari seguendo l’esempio della Spagna vogliono la costituzione. Il re era spaventato e fu costretto a tradurre la Carta di Cadice dallo spagnolo al napoletano→vittoria della costituzione→ si creò il parlamento→l’inizio della catena di problemi. In Sicilia invece si volle tornare all’amatissima costituzione del 1812 e rompere con Napoli. Il governo non seppe che cosa fare con i siciliani. Scoppiò una piccola insurrezione, ma si volle trovare un accordo. Guglielmo Pepe mandò suo fratello Florestale Pepe. Dopo di lui andò Pietro Colletta e riuscì a trovare un accordo – i siciliani stavano tranquilli finché le potenze non avrebbero accettato il nuovo status del Regno di Napoli. La rivoluzione si concluse con l’intervento austriaco (battaglia di Rieti 21.03.1821);sconfitta dell’esercito napoletano.
Anni 40 – l’epidemia decimò tutta la parte continentale della popolazione del Regno delle 2 S. Questo spinse il re nel 1839 ad elaborare il miglioramento di condizioni igeniche nel Regno,nuovo sistema di strade, edilizia moderna ecc.Il re Ferdinando II che salì sul trono nel 1830 aveva un’idea centralistica di stato. I siciliani invece(come sempre) si vogliono staccare dallo stato.
Legge di Promiscuità – se qualcuno vuole svolgere un posto importante nell’amministrazione statale deve tener presente che deve passare 3 anni a Napoli(se siciliano) o in Sicilia (se napoletano). Legge sarà sciolta nel 1848 quando sarà scoppiata la rivoluzione. Il re non riuscì mai a creare un’economia omogenea tra il continente e la Sicilia. La Sicilia si governava con le proprie leggi. Ma anche lì gli anni 40 portano progresso – burocrazia esperta, sviluppo dell’insegnamento alimentare, primi passi verso assistenza sociale,riforma dell’esercito. Ci sono delle leggi che riducono le tasse d’importazione il che favorisce il commercio e spinge i produttori locali ad accrescere la produzione. Si producono:tessuti,lana,seta,agrumi. Inghilterra e Francia – esportazione.
Sicilia e il Napoletano – 1847-1849 atmosfera caldissima. Scintilla rivoluzionaria parte dal Regno delle 2 Sicilie. La Sicilia – molto trascurata economicamente dal re. Mancavano strade,non si pubblicavano i giornali. Il re Ferdinando trasportava dalla Sicilia le cose scavate e le metteva al Museo Archeologico di Napoli. Siciliani arrabbiatissimi. Si vollero separare dallo stato napoletano. Altre zone a rischio – Basilicata, Calabria, Cilento. Nel 1847 esce un opuscolo importante di Luigi Settembrini che scrive la protesta del popolo delle 2 Sicilie: incita apertamente a una rivoluzione. Invita a ribellarsi contro in regime borbonico. 11.01.1848 – scoppia la rivoluzione a Palermo. Ci stavano fissi 5000 soldati borbonici. Ma appena scoppiata la rivoluzione – chi poteva accorse in aiuto. La riv preparata da mazziniano,un esule piemontese La Masa che era di origine siciliana. Lo scopo – staccarsi dal regno, la costituzione. La rivoluzione si allargava su tutta l’isola. Ferdinando capiva benissimo che doveva fare qualcosa. I suoi ministri stavano perdendo la testa. Quando si formò un governo provvisorio il re reagì: dimise i ministri odiati. Il 29.01.1848 emanò il decreto che istituiva un nuovo regime costituzionale. Il re decise di attingere alla costituzione francese:
2 assemblee legislative – camera dei pari (scelti dal re)e camera dei deputati(uno su 40000abitanti).contava il censo(chi era piu ricco votava).
I siciliani volevano la costituzione che gli inglesi gli diedero nel 1812(garantiva l’autonomia alla Sicilia). Il re allora diede una vasta autonomia. I Siciliani però non erano ancora convinti e chiesero come monarcha il secondo genito di Carlo Alberto(non volevano piu la dinastia Borbonica). Sulle prime Carlo Alberto disse di si ma poi si ritirò. Il governo si formò in Sicilia con il primo ministro Ruggiero Settimo. Un altro momento importante – si formarono le truppe che dovevano raggiungere il fronte di guerra(al nord contro gli austriaci). Il re, per farlo, chiamò da Parigi Guiglielmo Pepe. Pepe riuscì a riunire 17 mila uomini e 04.05 le truppe partirono sotto il suo commando. A metà maggio conflitto nel parlamento – contro la formula di giuramento. Questo causò un’altra reazione del re – chiese al Pepe di tornare a Napoli. Tornarono quasi tutti tranne Pepe e 4000 soldati piu fedeli. Pepe combatté anche con i rivoluzionari a Venezia (è una specie di icona del risorgimento italiano). Dalla II metà del 1848 cambia la politica del re. I Siciliani già presentivano questa sconfitta. Il re manda i suoi soldati contro i Siciliani per riavere pieni poteri sull’isola. Ludwik Mierosławski – comandante supremo delle forze siciliane. Combattimenti molto duri. Era un’impresa fallita,forze impari. Il re procedette verso i bombardamenti. Nei primi mesi di 1849 il re riaveva il potere su tutta l’isola.Ferdinando II – re Bomba.
3.Città e regioni coinvolte nei moti del 1831 e i protagonisti di quelli
la rivolta partì nel febbraio del 1831:
Le regioni: Romagna, Emilia, Marche
Le città: Modena, Reggio, Bologna, Parma, Mantova, Rimini, Ferrara
I protagonisti: Menotti, Fontanelli, Zucchi
4.I capi dei governi piemontesi negli anni 1848- 1861
Cesare Balbo dal 16 marzo 1848 al 17 luglio 1848
Gabro Casati dal 27 luglio 1848 al 15 agosto 1848
Cesare Alfieri dal 15 agosto 1848 al ottobre 1848
Ettore Perrone dal 11 ottobre 1848 al 16 dicembre 1848
Vincenzo Gioberti dal 16 dicembre 1848 al fine gennaio 1849
Agostino Chiodo dal 21 febbraio 1849 al 27 marzo 1849
Claudio de Launay dal 27 marzo 1849 al fine aprile 1849
Massimo d’Azeglio dal 7 maggio 1849 al 21 maggio 1852
Camillo Benso conte di Cavour dal 4 novembre 1852 al 1 maggio 1855
Camillo Benso conte di Cavour dal 4 maggio 1855 al 13 luglio 1859
Gen. A. Lamarmora/U. Rattazzi dal 19 luglio 1859 al 21 gennaio 1860
Camillo Benso conte di Cavour dal febbraio 1860 al marzo 1861
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